Luigi Di Maio ordina e il presidente dell’Acea, la multiutility controllata dal Campidoglio che ieri a Piazza Affari ha perso l’1,45%, esegue. E mentre arriva il diciassettesimo indagato “eccellente” nell’ambito dell’inchiesta sulla rete di corruzione e malaffare che sarebbe sorta nell’ultimo anno attorno alla realizzazione del nuovo Stadio della A.S. Roma, la sindaca Virginia Raggi decide di non affrontare l’assemblea consiliare che le chiede di riferire in Aula e si rifugia invece nella più comoda poltrona del salotto di Bruno Vespa. Il Pd, per protesta contro lo sgarbo istituzionale della sindaca che snobba il Consiglio, abbandona l’Aula Giulio Cesare. E il vuoto immediatamente viene sfruttato dal M5S e dalle destre che votano a tempo record una mozione per intitolare una via della «Città aperta» al fascista Giorgio Almirante.

Sotto un cielo cupo, gonfio del temporale primaverile, la Capitale vive ore di grande caos. E poca eccellenza.

Ma andiamo per ordine. L’avvocato Luca Lanzalone, agli arresti domiciliari da mercoledì con l’accusa di aver asservito agli interessi dell’imprenditore Luca Parnasi la propria funzione di consulente di fatto del Comune di Roma per le questioni relative allo Stadio (ma mai contrattualizzato), rimette immediatamente il proprio mandato di presidente di Acea, non appena, dai microfoni di Rtl 102.5, il superministro pentastellato gli chiede di dimettersi e gli ricorda come è nata la sua nomina. «Lanzalone – spiega nell’intervista radiofonica Di Maio – ci aveva aiutato a salvare l’azienda di rifiuti di Livorno, era stato brillante nello sblocco della questione dello Stadio di Roma. Era una persona amministrativamente preparata e abbiamo deciso di affidargli la presidenza della più grande partecipata di Roma».

Una frase che fa inviperire l’opposizione (e non solo) perché rende evidente quanta poca autonomia abbia la sindaca pentastellata nella scelta delle nomine. Il consigliere di Sinistra per Roma, Stefano Fassina, pur sottolineando di continuare «a ritenere colpevole soltanto chi ha sentenza definitiva», aveva chiesto alla sindaca, durante la riunione dei capigruppo, di rispondere su un piano politico e istituzionale: «Chi ha la responsabilità politica delle scelte fondamentali della città? Chi sceglie le figure chiave? Il vice Presidente del Consiglio afferma che l’attribuzione all’avv. Lanzalone della presidenza di Acea è stata un “premio” per la consulenza offerta a titolo gratuito per la revisione del progetto su Tor di Valle. La sindaca Raggi conferma? Sono questi i criteri applicati dall’amministrazione Raggi per selezionare i vertici delle aziende partecipate?».

Per avere risposte, ieri sera i consiglieri si sono dovuti sintonizzare sulla terza camera dello Stato. È lì che qualche ora dopo l’affaire grillino si riempirà di nuovi particolari, nel plastico di Porta a Porta, dove Virginia Raggi racconterà la sua verità: «Io non ho tutor o badanti»; «ho incontrato Parnasi due o tre volte, avevamo punti di vista troppo diversi»; «Fraccaro e Bonafede mi presentarono Lanzalone», ma di lui «con Di Maio non ho mai parlato»; l’ex assessore «Berdini non ha firmato una sola carta. Per opporsi a un progetto bisogna produrre degli atti. Non c’è un atto. Per cui abbiamo chiamato Lanzalone»; «l’inchiesta della procura tira in ballo anche la Regione Lazio guidata da Zingaretti». Lo Stadio? «Se non ci sono irregolarità, andrà avanti».

E così, all’ormai ex presidente di Acea non rimane che decidere se avvalersi o meno della facoltà di non rispondere ai magistrati (sembra orientato in questo senso), quando questa mattina sarà ascoltato per gli interrogatori di garanzia, insieme agli altri 8 imputati arrestati. Tra loro l’imprenditore Luca Parnasi che secondo l’impianto accusatorio della procura di Roma era il motore di una macchina corruttiva finalizzata al profitto della propria società Eurnova. «Ho lavorato con i miei collaboratori per anni, solo per realizzare un progetto. Non ho mai commesso reati», avrebbe detto Parnasi ai suoi avvocati incontrandoli ieri nel carcere milanese di San Vittore dove è recluso da mercoledì.

Intanto ieri la procura di Roma ha inviato il 17° avviso di garanzia: finisce sotto inchiesta anche il soprintendente speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggio del Comune, Francesco Prosperetti che si occupò del vincolo sulle tribune dell’ippodromo di Tor di Valle, la cui procedura venne attivata il 15 febbraio 2017 e archiviata appena quattro mesi dopo. Secondo la procura Prosperetti venne «avvicinato» dall’ex capo segreteria del Ministro ai Beni culturali, Claudio Santini, che secondo i pm svolgeva una funzione di «mediazione per conto di Parnasi» che gli fruttò «quale compenso per questa illecita attività 53.440 euro». Il Mibact ieri si è svegliato e ha disposto un’ispezione.