Giorgio Squinzi è sempre più un ultrà anti-austerity. Non passa infatti giorno che il presidente di Confindustria non affondi il coltello nelle ferite provocate dal «rigore miope dell’Unione Europea». Il palcoscenico dell’ultima offensiva è stata l’assemblea annuale di Assolombarda che si è tenuta ieri a Milano. Sintonizzato sui «mea culpa» dilaganti tra alcuni membri della Troika (l’Fmi, ma non la Bce di Draghi), Squinzi ha condannato senza appello la gestione della crisi greca: «se affrontata correttamente non si sarebbe trasformata in un bubbone gigantesco» e uno dei pilastri del rigore: lo sbarramento del deficit al 3%: «Una logica inaccettabile». Come di consueto, il presidente di Confindustria ha sciorinato i dati della catastrofe industriale. La disoccupazione ha sfondato il tetto del 12%, la produzione industriale è crollata per il 20° mese consecutivo e l’industria italiana avrebbe perso 100 milioni di euro al giorno. «Da un anno – ha aggiunto – è come se avesse chiuso un’azienda media ogni 24 ore». Poi Squinzi si è esibito in un grande classico: l’attacco contro il governo Monti: «ha compromesso il mercato interno attenendosi ai dettami dell’austerità fine a se stessa» e non è nemmeno riuscito a ridurre il rapporto debito/Pil. E poi snocciola i dati dal fallimento del primo governo «larghe intese»: prima dell’insediamento di Monti il Pil era al 117%, nel 2013 sarà al 132%. Non proprio un bun viatico per il governo Letta. «La tenuta sociale del paese è a rischio» ha ribadito.