A quattro giorni dalle elezioni europee, e a una settimana dall’Assemblea annuale di Confindustria (prevista giovedì prossimo), il presidente degli industriali Giorgio Squinzi va all’attacco del contratto a tempo indeterminato. E lo fa attraverso una serie di proposte, presentate ieri al ministro del Lavoro Giuliano Poletti.

«Occorre ripensare con coraggio il modello del contratto a tempo indeterminato, in modo che le imprese siano incoraggiate ad utilizzarlo», afferma Squinzi, spiegando che le imprese offrono la loro «disponibilità per costruire un mercato del lavoro moderno». Penserà al contratto a tutele crescenti, per ora posteggiato nella delega?

Gli industriali hanno già avuto un enorme regalo dal governo Renzi e dal ministro, la liberalizzazione dei contratti a termine, appunto con il decreto Poletti, approvato con la fiducia la settimana scorsa.

Le imprese chiedono anche nuovi «ammortizzatori sociali». Inoltre, «la riforma della contrattazione va completata. Le regole sulla rappresentanza vanno applicate coerentemente».

Via anche il contratto nazionale: «Serve un quadro di regole certe ed esigibili che permetta di proseguire quel processo di decentramento della contrattazione collettiva che si riscontra in Europa e che in Italia è governato dal contratto collettivo nazionale di categoria. La contrattazione aziendale va favorita, ma a condizione di legare i salari ai risultati di redditività e produttività».