Il commissario all’emergenza Covid Arcuri viene dimissionato e al suo posto arriva il generale Figliuolo. Ci riecheggia la canzone di Paolo Conte “Sudamerica…Sudamerica…”. Scherziamo, ma non troppo. Arcuri è stato una specie di paravento tra cose buone, ritardi, inadempienze e malefatte governative. È anche finito sotto inchieste. È un manager di Invitalia e lì tornerà. Casca in piedi. Non abbiamo particolare simpatia per lui né adesso l’intenzione di difenderlo. Ma perché un generale? Ci dicono che Figliuolo è stato nella Nato in Kosovo e Afghanistan, ma speriamo che non l’abbiano scelto per la capacità di presidiare in armi o bombardare. Le nostre fonti ci dicono che è «ironico» ed è stato tra i primi allievi della Scuola militare.

È a capo della logistica dell’esercito, dunque capace dunque di trovare risorse per la campagna di vaccinazione. Che è un disastro in Italia e in Europa, per una Ue incapace di immaginare il proprio ruolo oltre quello di acquirente turlupinato dalle multinazionali farmaceutiche.

Ora con un generale all’emergenza Covid squillano le trombe e arrivano i nostri. Certo l’uso civile dei militari invece che nelle guerre sarebbe una svolta, ma qui nessuna guerra viene dismessa, anzi. E poi come dimenticare che a chiedere la testa di Arcuri a Draghi sia stato tutto il centrodestra, Salvini, Berlusconi, Meloni e Renzi? Insomma qualche sospetto viene. Tantopiù che c’è l’«esempio»: in Brasile il razzista Bolsonaro ha nominato proprio tanti generali a gestire la pandemia che negava. Ma non era meglio attivare professionalità e mezzi della Protezione civile? Così facendo, per l’emergenza pandemia, perché non un generale alla Sanità, alla Scuola a distanza, e magari allo sblocco dei licenziamenti?