Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana… recitava l’intro di Guerre stellari nel lontano 1977 quando ancora Star Wars non era una saga, quando ancora la Disney non ci aveva messo le grinfie rapaci sopra, quando ancora non si trattava di un universo completo adorato da fan che lo esploravano – commercialmente o meno – espandendolo in maniera infaticabile. E già la frase introduttiva faceva cozzare in maniera evidente ancor prima che iniziassero le sequenze iniziali le due dimensioni dell’opera: da una parte la fantascienza, dall’altra parte il fantastico fiabesco normalmente declinato in ambito cinematografico come fantasy. Da una parte le astronavi e lo spazio, dall’altro la Forza e poteri pseudo-magici. Il bilanciamento perfetto di questi due ingredienti è probabilmente il seme alla base del successo, e qualche volta la propensione verso uno dei due estremi (solitamente quello fantasy) è causa di mal di pancia nel fandom.

Ma in ambito videoludico essi si sono solitamente incarnati in giochi – e franchise – diversi. Quello di maggior successo e durata è sicuramente quello che ci consente di vestire i panni di un cavaliere Jedi e di utilizzare i relativi poteri. Tutto parte col preistorico sparatutto in prima persona Star Wars: Dark Forces del 1995 che riprende il motore grafico di Doom permettendoci di sforacchiare gli (o di farci sforacchiare dagli) stormtrooper. Ma già il capitolo successivo, Star Wars Jedi Knight: Dark Forces II del 1997, ci mette in mano la mitica spada laser. E via di potenziamenti e poteri utilizzabili, di titolo in titolo, fino ad arrivare l’anno scorso all’eccellente Star Wars Jedi: Fallen Order.

E il lato fantascientifico? È legato per la maggior parte a due titoli straordinari, eppure rimasti relagati nella memoria dei nerd: Star Wars: X-Wing (1993) e Star Wars: TIE Fighter (1994), entrambi firmati dalla coppia Lawrence Holland e Edward Kilham. Qui il giocatore doveva entrare nei caccia dalla Ribellione o dell’Impero ed impegnarsi in furiosi dogfight con la controparte. Ovviamente la grafica dell’epoca al confronto di quella odierna era a dir poco spartana ma l’impatto sul giocatore era quello di mettersi davvero alla guida di un caccia spaziale. Oggi la Electronic Arts, passata a produrre direttamente le uscite videoludiche legate all’universo di Star Wars, ci riprova e, nonostante la cautela di proporre Star Wars: Squadrons, sviluppato da Motive per Windows, PS4 (anche col supporto della realtà virtuale) e Xbox One, a prezzo budget con una campagna non particolarmente elaborata e lunga, lo fa offrendo praticamente la stessa esperienza dei “vecchi” X-Wing e TIE Fighter con grafica aggiornata. Per tutti i vecchi che hanno a suo tempo giocato con questi titoli non c’è molto altro da dire: anche i bilanciamenti tra scudi/motori/armi sono rimasti esattamente gli stessi. Lanciarsi a caccia di astronavi nemiche all’interno di un campo di asteroidi o bombardare una stazione evitando il fuoco incrociato delle torrette laser offre la medesima esaltante esperienza. Oggi supportata da una grafica che non si discosta dalla resa televisiva delle pellicole. La storia è vista in prima persona (ma con dialoghi fin troppo guidati) da due brillanti cadetti di parte avversa che si alternano nella narrazione di eventi seguenti alla distruzione della seconda Morte Nera e all’uccisione dell’Imperatore, quando l’Impero, duramente colpito ma non sconfitto, cerca di riprendere il controllo della Galassia grazie alla superstite superiorità militare e alla guida di ammiragli riottosi. Con qualche ammiccamento pure all’universo espanso (di libri, fumetti e videogiochi) che pure la Disney aveva cercato di cancellare con la nuova trilogia. Non manca la possibilità di sfidarsi online a bordo del proprio mezzo preferito con amici ed altri appassionati. E se proprio dobbiamo trovare un difetto, è esclusivamente per le proporzioni eccessivamente ridotte degli incrociatori. Ma cosa sarà mai di fronte alla possibilità di combattere per l’Impero o per la Nuova Repubblica a bordo di un caccia spaziale?