È facilissimo comprare uno spray al peperoncino. Anche troppo. In Italia la libera vendita è consentita dal 2011, in teoria servirebbe a difendersi dalle aggressioni. È un oggetto di piccole dimensioni, pesa poco, si può comodamente tenere in borsa o in tasca. Si può trovare in armeria, ma anche in farmacia, online e, da qualche settimana, pure in edicola, con il quotidiano Libero che, «nel nome della sicurezza», ha deciso di distribuirne una variante a forma di pistola al non modico costo di 43,50 euro più il prezzo del giornale. La Lega, intanto, nei suoi gazebo continua a distribuire buoni sconto per chi intende dotarsene, mentre in parlamento si lavora all’allargamento delle maglie delle leggi sul possesso delle armi e sulla legittima difesa.
La strage del Lanterna Azzurra avrebbe le sue origini proprio in uno spruzzo di spray in mezzo alla folla. La sostanza urticante avrebbe accecato diverse persone, poi il panico si è scatenato, in sei sono morti schiacciati e in 59 sono rimasti feriti (sette in maniera grave).
A scorrere le cronache, l’uso di questo strumento ai concerti appare una specie di moda: tra il settembre del 2017 e quello del 2018 si contano cinque casi di panico sotto al palco scaturito proprio dall’uso di bombolette di spray al peperoncino.
Il 31 agosto del 2017, alla festa del Pd di Ponte Alto (Modena) sul palco c’era ancora Sfera Ebbasta e l’esibizione è stata interrotta proprio a causa del panico scatenato da una spruzzata. Risultato: sette persone soccorse sul posto dai volontari e due ragazzi in ospedale. A Mondovì (Cuneo), il 9 settembre, a un concerto di Ghali la vittima dello spray è un 12enne, che pure finisce al pronto soccorso. 10 dicembre, Ravenna, sempre Sfera Ebbasta a suonare, ancora panico, ancora spray al peperoncino nell’aria.
Anno nuovo, vecchie abitudini: 5 marzo 2018, Nonantola (Modena), al Vox suona Gué Pequeno e si scatena il panico. I carabinieri alla fine denunciano alcuni giovani e sequestrano la bomboletta urticante.
Sfera Ebbasta nuovamente protagonista il 6 luglio 2018 a Cinisello Balsamo (Milano), ma questa volta non si registrano feriti e il concerto viene portato a termine.
L’ultimo caso un mese fa, all’Alcatraz di Milano sul palco c’è Achille Lauro, la spruzzata di spray fa registrare una ragazza soccorsa in stato di shock.
C’è a questo punto chi parla di una banda che si scatena proprio durante i concerti dei gruppi e cantanti trap, molto seguiti dai giovanissimi. Altri, più prudentemente, sostengono si tratti di una moda, per quanto folle e poco raccomandabile. Il problema, comunque, sembra più che altro essere la facilità con cui è possibile acquistare queste bombolette: in teoria i minori di 16 anni non potrebbero comprarne, ma basta poco per aggirare i divieti. Lo spray che viene venduto come arma «non letale» ma può sparare il suo getto anche a 180 chilometri orari. Di solito contiene miscele viscose più o meno urticanti che agiscono su naso, occhi e mucose, «aumentando la trasmissione nervosa del dolore». I sintomi, che possono durare fino a un’ora, sono tosse, spasmi, nausea, lacrimazione, disorientamento e irritazione. Facebook e Google vietano la pubblicità di oggetti del genere, in Italia se ne vendono circa 60mila ogni anno. Una media di gran lunga inferiore rispetto a tanti altri paesi europei: in Germania si viaggia su una media di sei milioni di confezioni vendute all’anno, in Francia quattro e mezzo, in Spagna poco più di tre. Nel Regno Unito lo spray al peperoncino è completamente illegale, sia per i civili sia per le forze dell’ordine