Gli agenti della Dss (Department State Security) della Nigeria, spesso chiamati provocatoriamente Sss, hanno arrestato diversi membri dell’auto proclamata Repubblica di Ambazonia, incluso il leader Julius Ayuk Tabe, che aspira a staccarsi dal Camerun.

Il gruppo di 9 persone era riunito per un meeting ad Abuja presso il Nera hotel. Non è stato specificato se si tratta di un mandato di arresto internazionale o come riportato dai giornali locali per presunte attività «illegali» in Nigeria. Tuttavia, secondo un comunicato rilasciato dall’auto proclamato governo dell’Ambazonia, Ayuk Tabe e gli altri membri dell’esecutivo sarebbero stati «rapiti da uomini armati sconosciuti». L’informazione non è verificata, in ogni caso è improbabile che non vi fosse il placet nigeriano per un arresto in pieno centro nella capitale. E comunque i nove non dovrebbero essere riportati in Camerun perché non esiste un trattato di estradizione tra i due Paesi.

SUI SOCIAL MEDIA e nelle stazioni televisive esponenti filo governativi si sono prodigati in canti di vittoria per l’arresto dei «terroristi secessionisti». Invece il leader dell’opposizione John Fru Ndi ha subito bollato il presidente Paul Biya come dribbler and double dealer (un doppiogiochista) che prima si esprime per il dialogo e poi fa arrestare le persone. In effetti non risultano esserci stati segnali distensivi. Il governo, oltre a reiterate azioni di militari che hanno coinvolto anche civili scappati oltre confine, ha da oltre 100 giorni chiuso i collegamenti internet nella regione anglofona da qui lo slogan #BringBackOurInternet.

L’EFFETTO è stato una crescita del consenso verso un movimento separatista che secondo gli osservatori internazionali rappresenta il problema più significativo nelle elezioni che si terranno quest’anno per il presidente Paul Biya, il quale intende restare in carica per altri 5 anni. Dal 1° ottobre quando è stata proclamata la Repubblica di Ambazonia, la situazione non si è mai stabilizzata. Tra ottobre e novembre si contano, a detta delle organizzazioni umanitarie e degli attivisti, almeno cento morti e migliaia di arresti tra leader e sostenitori del movimento. Poi il mese scorso le truppe camerunesi hanno attraversato il confine con la Nigeria in cerca di ribelli senza chiedere l’autorizzazione, causando un incidente diplomatico che si era poi cercato di ricucire in dicembre quando c’è stato un incontro tra la delegazione ministeriale del governo del Camerun e il vice presidente della Nigeria Yemi Osinbajo. Ufficialmente l’incontro si è svolto per rafforzare i legami diplomatici tra le due nazioni, ma specificamente il meeting era volto a definire l’arresto di 15 persone ricercate in Camerun e potenzialmente riparate in territorio nigeriano.

La Nigeria non può permettersi di appoggiare la secessione del Camerun anglofono perché a sua volta deve fronteggiare oltre Boko Haram – ed è notizia di oggi la condanna a morte da parte del tribunale militare nigeriano di soldati per le atrocità commesse contro i civili durante la lotta contro la milizia jihadista nel nord – le agitazioni per la creazione di uno Stato sovrano del Biafra da parte di Nnamdi Kanu leader dell’Ipob, Popolo indigeno del Biafra.

DELLA GUERRA DEL BIAFRA ricordate come era andata a finire negli anni 60? Milioni di morti perché tutti gli Stati si guardano bene dal toccare i confini (unica eccezione il riconoscimento del Sud Sudan, ma non è andata un granché bene), non a caso il primo punto dell’Organizzazione dell’Unità africana chiarisce che le frontiere non si toccano: meglio la certezza di un confine «ingiusto» che il rischio di dare il via a decine di rivendicazioni territoriali. È l’etica delle conseguenze, benché vi sia una certa simpatia in Nigeria per i camerunesi anglofoni è improbabile un appoggio al movimento secessionista perché la situazione dell’Ambazonia potrebbe essere letta in parallelo con quella del Biafra con il rischio di un effetto domino dall’esito incerto. Non resta che trattare, perché gli accordi si fanno con il nemico, ma la pace, che sopravanza ogni intelligenza, non arriva.

Intanto cresce il numero dei rifugiati camerunesi in Nigeria: almeno 28.000. A sua volta il Camerun ospita 74.000 rifugiati nigeriani.