A chiarire che il gesto dell’Elemosiniere del Papa di riallacciare, sabato notte, l’elettricità che Acea aveva staccato agli oltre 400 occupanti dello stabile ex Inpdap di via Santa Croce in Gerusalemme non è stata la trovata estemporanea di un cardinale eccentrico con manie di protagonismo ma un atto che gode del pieno appoggio delle più alte sfere della Santa sede, ci ha pensato il numero due del Vaticano. Il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, lo ha fatto ieri a margine di un convegno: «Il senso di questo gesto – ha spiegato Parolin – è attirare l’attenzione di tutti su un problema reale, che coinvolge persone, bambini, anziani».

Altrettanto chiaro è stato un altro cardinale, Peter Appiah Turkson, prefetto del Dicastero vaticano per il servizio dello sviluppo umano integrale, che sulle accuse all’Elemosiniere apostolico Konrad Krajewski di aver violato la legge ha detto al portale di informazione Vatican Insider: «Era la stessa critica che facevano a Gesù ai suoi tempi: è illegale fare le cose il sabato. Ma è la legalità che prevale o fare del bene a qualcuno? Qual è la scelta?».

È QUESTA, INSOMMA, la linea adottata per motivare e proteggere l’azione di Krajewski, il quale comunque – la contraddizione indubbiamente esiste –, godendo di immunità in quanto cittadino vaticano, difficilmente sarà sottoposto a giudizio dalle autorità italiane, a meno che esse non intendano avviare un complesso iter giuridico internazionale. Come fa notare anche un corsivo del blog il sismografo, indipendente ma sempre ben informato e attento agli umori vaticani, che si limita a ricordare l’articolo 54 del Codice penale: «Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di salvare sé od altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona». Ovvero il caso degli occupanti, fra cui molti bambini e malati, da sei giorni al buio, prima dell’intervento di Krajewski.

CERTO IL VATICANO non è diventato improvvisamente barricadero, e parecchi in curia e nella Chiesa non apprezzano il gesto del cardinale polacco, che appare rivolto a due destinatari diversi. Parla al governo e alle sue politiche antisociali. Infatti Salvini, dallo studio di Porta a Porta replica: «Io combatto l’illegalità, i palazzi occupati illegalmente li sgombero». Tranne però quello romano di CasaPound, che ormai è anche il suo editore. E ripete il solito ritornello: «Se c’è un cardinale che vuole pagare la luce…, se magari riesce a dare una mano agli italiani che rispettano la legge, visto che ci sono italiani che pagano le bollette regolarmente».

Ma il gesto di Krajewski parla anche al mondo ecclesiastico e ai cattolici «legge e ordine» che a Salvini guardano con simpatia e si esprimono mediante i loro tradizionali megafoni. «L’okkupazione del cardinal Krajevski è ingiustificabile sotto tutti i principi della Dottrina sociale della Chiesa», scrive La nuova bussola quotidiana, «Eminenza, così è anarchia».

STAVOLTA PERÒ non solo dalla chiesa di base – da sempre bollata di cattocomunismo – ma anche da quella istituzionale emerge il consenso per quello che Rocco D’Ambrosio, docente di Etica politica alla Pontificia università Gregoriana di Roma, definisce un sacrosanto atto di «disobbedienza civile: per motivi umanitari gravi andare contro una legge, ma non contro l’autorità, assumendosi le relative responsabilità».

«L’incolumità delle persone viene prima di qualsiasi regolamento o norma, davanti a situazioni di pericolo per una persona non c’è legge che tenga», dice monsignor Paolo Lojudice, vescovo ausiliare di Roma sud appena promosso alla diocesi di Siena. «Se è illegale quello che ha fatto Krajewski, compiendo un gesto di umanità dettato dal cuore e da quanto dice il Vangelo, allora arrestateci tutti», aggiunge padre Enzo Fortunato, portavoce dei francescani di Assisi.

E il settimanale cattolico Famiglia Cristiana: «L’Elemosiniere del Papa ha agito direttamente perché a livello istituzionale non sono arrivate risposte. Prima vengono le persone, poi a livello normativo le cose si possono aggiustare».

Non è l’inversione a 180 gradi della Chiesa cattolica, che sugli aspetti dottrinali continua a tenere la barra dritta e ferma. Ma la conferma di una maggiore attenzione al sociale.