‘A chi importa come ha preso la sua prima bicicletta uno scrittore?’ disse Raymond Chandler. Utilizzare la biografia di un artista per interpretarne le opere è sempre pericoloso. Ma ci sono alcune chiavi di lettura alle quali è difficile rinunciare del tutto. Per Steven Spielberg –maestro ormai da quasi mezzo secolo del cinema popolare americano col suo Ready Player One ora in sala – il momento più significativo della sua giovane vita fu quando a soli 19 anni i suoi genitori, Leah e Arnold Spielberg divorziarono. Spielberg adorava la madre e incolpò il padre del divorzio, anche se in realtà era lei ad avere una storia d’amore con un amico del marito. Questo trauma compare in tanti film di Spielberg, dove troviamo case distrutte o invase, famiglie spezzate e ‘Bambini Perduti’ che non vogliono crescere. In Incontri ravvicinati del terzo tipo, Richard Dreyfuss fa a pezzi la sua casa e la sua famiglia, costruisce una montagna nel salotto di casa e poi se ne va con gli alieni senza nemmeno un attimo di esitazione. In 1941 Ned Beatty rade la casa al suolo con un cannone quando cerca di colpire un sottomarino giapponese, sordo alle grida di protesta della moglie. In E.T. ci viene dato il punto di vista di Elliot, un ragazzo che dopo la separazione dei suoi trova una fonte d’amore alternativa nel piccolo alieno. Un giovane Christian Bale viene lasciato solo contro l’esercito giapponese in L’impero del Sole. Con l’arrivo dei figli di Spielberg, ritorna anche la figura paterna nei suoi film da Hook fino al terzo capitolo della saga di Indiana Jones con un grandissimo Sean Connery, papà di Harrison Ford. Nel suo ultimo film, la casa diventa esplicitamente uno spazio immaginario. Wade (Tyler Sheridan) vive con una zia in un grattacielo fatto di roulotte e fugge dalla povertà trovando rifugio in OASIS, una realtà virtuale fatta di videogiochi e intrisa di nostalgia per gli anni Ottanta, andando verso una casa che, per i ragazzi che giocano, non è mai esistita. Wade deve risolvere il puzzle del creatore di OASIS, Mark Rylance, ora defunto, e nel frattempo capire che il padre, una volta, era anche figlio. Infine si arriva sempre in una camera da letto, tipicamente Spielbergiana, disordinata, caotica e pienissima di giochi, con il sole del tramonto che entra dalla finestra. È un posto che riconosciamo da E.T. e Incontri Ravvicinati – è parte di una casa distrutta che ora è stata ricostruita.