È un Uomo ragno (nelle parole del regista Marc Webb) «più giocoso, divertente», quello di The Amazing Spider Man 2Il potere di Electro, un superoe perfettamente a suo agio nel costumino di spandex rosso/blu e nel suo ruolo di protettore dei newyorkesi da qualsiasi male, grande o piccolo che sia. Questa dimensione ludica anima il secondo capitolo del reboot delle avventure del ragazzo aracnide fin dalla lunga sequenza d’inizio, un montaggio parallelo tra alcune, frenetiche, prodezze di Spidey per le strade della città e la cerimonia di diploma a cui dovrebbe in quel momento presenziare, giù a Battery Park.

Il bellissimo volo liberatorio tra i grattacieli che concludeva il primo Spider-man diretto da Sam Raimi nel 2002, qui diventa (anche grazie all’evoluzione del Cgi), in una serie di elaborate coreografie aeree, il mood ottimale del nostro eroe, e del film che (come Peter Parker) si affloscia un po’ quando torna con i piedi sulla terra. Privo della malinconia esistenziale che aleggiava intorno all’incarnazione di Tobey Maguire, lo Spider-man di Andrew Garfield (The Social Network) funziona a tratti come un personaggio da slapstick del muto. «Ma quello io lo conosco», mormora Stan Lee in un buffo cameo che ben riflette il tono dei film.

Preceduto da un prologo in flash back in cui si spiega che fine hanno fatto i genitori di Peter (Campbell Scott e Embeth Davidtz), il film di Webb, su sceneggiatura di Alex Kurtzman e Roberto Orci (Into Darkness-Star Trek) vede Peter alle prese con problemi d’amore con la fidanzata Gwen Stacy (Emma Stone) e con i cattivi Electro (Jamie Fox, sotto forma di un gigante luminescente con forti problemi d’identità) e Green Goblin/Harry Osborn (l’attore indie Dane DeHaan, con un make up infelicemente irsuto).

La storia è inesistente e complicata allo stesso tempo (dal bisogno di gettare i semi narrativi di futuri sequel), i dialoghi sono lunghi e abbastanza noiosi (ogni tanto tutto si ferma e a parole ti spiegano quello che sta per succedere), ma in una giungla di franchise sempre più pesanti e banali dal punto visivo, il brio della regia d’azione di Webb, il suo gusto per i dettagli del fumetto, i brillanti colori primari della palette, la bella ricostruzione di New York ne fanno uno spettacolo godibilissimo. Idealmente in Imax 3d (Webb sfrutta molto bene la terza dimensione). Ottima la scena di Times Square di notte, come un Circo Massimo. Attenti al cameo di Paul Giamatti. Basta però con le musiche di Hans Zimmer…