Condanna per la filiale francese di Ikea, giudicata per aver organizzato una sorveglianza illegale sui dipendenti, sul loro livello di vita, le opinioni politiche, gli eventuali antecedenti giudiziari. Ma la sentenza è clemente: un milione di euro di multa (e non sono previsti indennizzi per le vittime). Un ex amministratore delegato, Jean-Louis Baillot, in carica dal 1996 al 2009, ha avuto due anni di carcere con la condizionale e 50mila euro di multa. Il suo successore, Stefan Vanoverbeke, invece è stato assolto per mancanza di «elementi materiali». Condanna anche per il direttore della sicurezza, Jean-François Paris, che in tribunale ha ammesso i «controlli di massa»: ha preso 18 mesi con la condizionale e 10mila euro di multa. Baillot intende fare appello.

La sentenza è clemente rispetto alle richieste della procura – Ikea ha rischiato una multa di più di 3 milioni – perché il tribunale ha tenuto conto della «ristrutturazione della governance» di Ikea, che si è impegnata a non ripetere queste derive. L’inchiesta non è stata facile, le prove sono state difficili da trovare, molti documenti sono spariti, molti reati sono caduti in prescrizione. Il processo, che si è tenuto a Versailles, ha giudicato una quindicina di persone, tra cui dei responsabili di Ikea ed ex direttori di centri di vendita (Franconville, Reims, Avignone) e 5 poliziotti o ex poliziotti, accusati di schedature illegali di dipendenti, di «raccolta di dati di carattere personale in uno schedario, attraverso mezzi fraudolenti».

La prima denuncia risale al 2012, effettuata dal sindacato Force ouvrière. L’inchiesta, durata 8 anni, ha messo in luce una lunga serie di mail tra direttori della sicurezza con società di investigazione private, come Eirpace o Gsg, su persone assunte dalla società o su candidati all’assunzione. Queste società di investigazione erano venute in possesso di schedature della polizia, raccolte nello Stic, il sistema che raggruppa le infrazioni constatate dalle forze dell’ordine, con agenti complici. Delle persone erano state assunte con il solo obiettivo di spiare i colleghi e riferire alla direzione.

Informarsi sulla vita privata e sulle opinioni politiche dei dipendenti è illegale in Francia. Ma la recente legge sulla «sicurezza globale» apre una breccia e permetterà, per ragioni di lotta contro il terrorismo, di raccogliere informazioni riservate.