Israele ha reagito con rabbia all’esito del voto di due giorni fa di una sottocommissione dell’Unesco, l’agenzia dell’Onu che promuove l’istruzione e tutela il patrimonio culturale nel mondo, che ha stabilito che la Spianata delle Moschee di Gerusalemme, terzo luoso santo dell’Islam, è sacra solo ai musulmani e non anche agli ebrei che considerano quel sito il Monte del biblico Tempio distrutto duemila anni fa. Il voto inoltre non riconosce alcun legame tra l’Ebraismo e il Muro del Pianto, ai piedi della Spianata. Il Consiglio esecutivo dell’Unesco riesaminerà la questione la prossima settimana e di fronte alle crescenti proteste di Israele potrebbe, in parte, rivedere la decisione. Il ministro dell’istruzione israeliano Naftali Bennett, un esponente della destra religiosa, però ha già ordinato la sospensione dei rapporti con l’agenzia dell’Onu. «La vostra decisione nega la storia e incoraggia il terrorismo – ha commentato Bennett buttandola tutta in politica e sicurezza – chi dà i premi ai sostenitori del jihad a Gerusalemme, nella settimana in cui due ebrei sono stati assassinati in città, potrebbe, Dio non voglia, incoraggiare a fare più vittime».

Soddisfazione in casa palestinese. L’Anp e l’Olp hanno applaudito al risultato del voto all’Unesco sostenendo che riconosce il diritto dei palestinesi ad avere uno Stato indipendente con capitale Gerusalemme Est, la parte araba della città occupata da Israele nel 1967 e che include la città vecchia con la Spianata delle Moschee. I leader palestinesi sono anche convinti che questa decisione servirà a mettere a un freno alla richiesta incalzante delle organizzazioni nazionaliste religiose, appoggiate dal governo Netanyahu, di aprire senza limitazioni il sito agli ebrei e di metterlo sotto la piena sovranità di Israele. I dirigenti palestinesi non riescono a comprendere è che il voto dell’Unesco potrebbe rivelarsi una vittoria di Pirro.

È enorme, oltre ogni aspettativa, la solidarietà che Israele sta ricevendo in queste ore da Europa (anche da numerosi parlamentari italiani) e Stati Uniti, inclusi i candidati alle presidenziali Hillary Clinton e Donald Trump (che, se eletto, riconoscerà tutta Gerusalemme capitale di Israele). Della vicenda parlano i media di tutto il mondo e la stessa direttrice generale dell’Unesco, Irina Bokova, ha fatto sapere di non condividere l’esito del voto dell’altro giorno. «Negare, nascondere o voler cancellare una o l’altra delle tradizioni ebraica, cristiana o musulmana significa mettere in pericolo l’integrità del sito, contro i motivi che giustificarono la sua iscrizione nella lista del patrimonio mondiale” dell’Unesco», ha commentato Bokova.

La decisione dell’Unesco giunge peraltro in un periodo dell’anno, la festa ebraica dei Tabernacoli (Succot), durante il quale proprio la Spianata delle Moschee diventa il centro di tensioni fortissime. Lo dimostrano gli scontri con morti (palestinesi) tra polizia e fedeli musulmani avvenuti dal 1990 in poi. A ciò si aggiunge il fatto che in queste ore migliaia di cristiani evangelici (e non solo), di ogni parte del mondo, dalla Cina al Brasile, dagli Usa all’Australia, schierati con Israele e contro l’Islam, stanno raggiungendo Israele per il viaggio annuale in occasione del Succot. La loro presenza potrebbe contribuire a spingere le organizzazioni israeliane più nazionaliste a tentare di penetrare sulla Spianata delle moschee oltre gli orari e i giorni previsti dalla polizia per l’ingresso degli ebrei. Dall’altra parte i palestinesi musulmani fanno capire di essere pronti a respingere, anche con la forza, queste “invasioni”.