Sono arrivate 52 condanne tra ex consiglieri ed ex assessori della regione Lombardia per le spese pazze fatte tra il 2008 e il 2012. L’accusa per tutti era di peculato, soldi pubblici spesi e fatti rimborsare come attività istituzionali e che invece, per i giudici di primo grado del Tribunale di Milano, istituzionali non erano.

La lista della spesa è lunga e il conto finale arriva a quasi 3 milioni e mezzo di euro. Dentro ci sono classiche le classiche voci da rimborsopoli come cene, pranzi o trasporti, ma anche formaggi, libri, fiori, aperitivi, caramelle, necrologi, cartucce da caccia, ostriche, gratta e vinci, olio, aceto, stuzzicadenti. Alcuni scontrini riportavano consumazioni in pub o bar, birre e panini, in orari notturni, oppure giocattoli come un Pinocchio o una clessidra.

LE CONDANNE RIGUARDANO politici di centro destra, l’allora maggioranza che reggeva la presidenza di Roberto Formigoni, e qualche esponente delle opposizioni. Tra i nomi più noti ci sono il figlio di Umberto Bossi, Renzo, condannato a 2 anni e 6 mesi, e l’ex igienista dentale di Silvio Berlusconi, Nicole Minetti, 1 anno e 8 mesi. Condannato a 1 anno e 8 mesi Massimiliano Romeo, attuale capogruppo della Lega in Senato, e a 1 anno e 6 mesi Angelo Ciocca, oggi eurodeputato sempre della Lega.

Tra chi nel frattempo è volato a Bruxelles c’è anche l’europarlamentare di Forza Italia Stefano Maullu, 2 anni e 6 mesi. La pena più alta di 4 anni e 8 mesi per Stefano Galli, in quegli anni capogruppo della Lega nel consiglio regionale lombardo. Galli è stato condannato per peculato e anche per truffa: avrebbe fatto ottenere una consulenza da 196 mila euro al genero e si sarebbe fatto rimborsare oltre 6 mila euro per il banchetto del matrimonio della figlia. A lui la Regione aveva chiesto un risarcimento danni di 620 mila euro. Pena sospesa per chi ha preso dai 2 in giù.

TRA I CONDANNATI ci sono anche politici di centro sinistra: Chiara Cremonesi, ex Sel, a 2 anni e 2 mesi, e Luca Gaffuri del Pd, 1 anno e 6 mesi. «Gaffuri si è trovato in questo processo soprattutto per il ruolo di capogruppo che ha ricoperto a partire dal 2010» ha detto l’attuale capogruppo del Pd lombardo Fabio Pizzul, «personalmente non ho dubbi sulla sua correttezza personale: sta pagando con una condanna penale una gestione dei fondi del gruppo consiliare che si era ispirata alle regole e alle prassi allora vigenti». Regole che poi sono state cambiate progressivamente dal 2013 così come sono stati tagliati i budget a disposizione dei gruppi consiliari. «Se c’era un sistema, c’era certamente da 30 anni e loro lo hanno ereditato in buona fede» ha detto candidamente l’avvocato di Massimiliano Romeo, Jacopo Pensa.

«FAREMO APPELLO, puntiamo alla revisione delle condotte contestate perché per noi c’è la mancanza del dolo”. Che fosse un sistema, un modo di usare i soldi pubblici disinvolto e sfacciato, con radici nel passato e vizi nel presente è evidente dalla semplicità con la quale consiglieri e assessori si sono fatti rimborsare spese di ogni tipo, come se la politica regionale aveva bisogno di svolgersi tra pizzerie, ristoranti, bar, supermercati, fiorai, librerie e via dicendo lungo l’elenco degli scontri della maxi-spesa.

L’INDAGINE ERA STATA CHIUSA dalla Procura milanese nel 2014, allora diventarono simbolici ad esempio gli spazzolini di Renzo Bossi oppure il libro Mignottocrazia acquistato e messo a rimborso da Nicole Minetti. Ora queste condanne di primo grado dimostrano che per i giudici quegli scontrini non rispondevano nel modo più categorico a spese istituzionali. Esulta il Movimento 5 Stelle che all’epoca non aveva consiglieri regionali.

«Attendevamo da anni la fine di una vergognosa pagina che ha coinvolto tutti i partiti, nessuno escluso» ha commentato Andrea Fiasconaro, attuale capogruppo 5 Stelle. «I danni all’istituzione sono incalcolabili e non sono solo patrimoniali». Per i pm le condanne sono in linea con le richieste di pena e con la tesi dell’accusa, ci sono anche cinque imputati assolti: l’ex presidente del Consiglio regionale Davide Boni, Romano Colozzi, Daniel Luca Ferrazzi, Carlo Maccari e Massimo Ponzoni.