«Per troppo tempo si diceva che a Roma la mafia non c’era e invece c’è e va sconfitta. A Roma non c’è mai stata una manifestazione antimafia e credo che quella di oggi (ieri, ndr) dimostri che questa città sta prendendo coscienza, e questo è il primo passo per vincere la sfida contro la mafia». È soddisfatto, il presidente del Pd, Matteo Orfini, che aveva corso il rischio di indire il sit-in «Antimafia Capitale» e ora tira un sospiro di sollievo.

Piazza Don Bosco si è popolata ieri di centinaia di rappresentanti di associazioni e sindacati, sindaci con le fasce tricolori, qualche politico e semplici cittadini, arrabbiati col sindaco Marino o plaudenti ma che comunque hanno regalato un’immagine di Roma opposta allo sfarzo mafioso dei funerali di Vittorio Casamonica. Nessuna folla oceanica, però, nemmeno paragonabile al numero infinito di tweet e post indignati, per il grande show alla “Padrino” e le vacanze di Marino, che hanno animato la rete nella calura agostana.

Presenti in piazza molti esponenti del Pd e di Sel, mentre il M5S, assente, ha bollato «la fiaccolata convocata da Orfini» come «del tutto episodica e casuale, montata come uno spot». Ha rinunciato a partecipare anche il candidato del centrodestra Alfio Marchini che avrebbe voluto una manifestazione silenziosa e apartitica. Molto critico il consigliere radicale Riccardo Magi che ha addirittura invitato i romani a disertare l’appuntamento perché «l’improvvisata e ipocrita armata rincorre il boom di Mafia capitale ignorando le cause del crack di Roma».
Ma nessun politico ha preso la parola dal piccolo palco allestito a pochi metri dalla chiesa dove don Manieri, ieri assente, il 20 agosto scorso aveva celebrato le esequie del capoclan.

In una piazza blindata e sorvolata da un elicottero, questa volta regolare e della polizia, arriva, scortato, Ignazio Marino, accolto da fischi, urla ma anche da applausi. Ascolta le tante testimonianze e gli appelli che si susseguono dal palco, poi se ne va e la scena dell’ingresso si ripete all’uscita della piazza. «Roma è una città antifascista, antirazzista e antimafiosa – commenta – Ha cacciato il fascismo e il nazismo e da questa città verrà cacciata anche la mafia». Poi aggiunge in un tweet: «Oggi una comunità intera è qui a Don Bosco a testa alta, a dire che non saranno loro a vincere».

Accanto a lui e tra la folla, anche il ministro di Giustizia, Andrea Orlando, che giudica l’iniziativa «un successo politico» di Orfini, la presidente della commissione antimafia Rosi Bindi e il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, anche lui convinto che «non reagire sarebbe stato un errore». Nel giorno che è anche il 33esimo anniversario dell’omicidio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa (arriva anche qui lo strascico delle polemiche, a Palermo, sull’assenza del governatore sicialiano Rosario Crocetta alla commemorazione ufficiale presieduta dal ministro Alfano), sono presenti nella piazza romana anche la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, molti sindaci della regione e qualcuno venuto da un po’ più lontano e il presidente dell’Anci, Piero Fassino, che ricorda i tanti primi cittadini «che ci hanno rimesso la vita» ma «che non si sono piegati all’illegalità».

Ma a contestare c’erano anche alcuni rappresentanti dei movimenti per la casa, dei sindacati di base e dei centri sociali romani che hanno srotolato uno striscione con su scritto «Contro la finta legalità, la legittimità delle lotte. Basta sgomberi e sfratti». La polizia li ha allontanati e a sera un comunicato della questura ha fatto sapere poi che «sono stati evitati iniziative in forma eclatante da parte di alcune decine di persone aderenti a movimenti antagonisti». Nulla è stato aggiunto riguardo quegli «esponenti del clan dei Casamonica» che, secondo la toccante testimonianza della giornalista di Repubblica, Federica Angeli, sotto scorta perché minacciata da tempo dai clan mafiosi di Roma e di Ostia, «si aggiravano nelle vie del quartiere».