«Nel mondo la pandemia è nella sua fase più acuta. Non possiamo vanificare i sacrifici fatti dagli italiani in questi mesi». Per questo ieri il ministro della Salute Speranza ha firmato un’ordinanza che dispone il «divieto di ingresso e di transito in Italia alle persone che nei quattordici giorni antecedenti hanno soggiornato o sono transitati nei seguenti Paesi: Armenia, Bahrein, Bangladesh, Brasile, Bosnia Erzegovina, Cile, Kuwait, Macedonia del Nord, Moldova, Oman, Panama, Perù, Repubblica Dominicana».

La linea del governo è quella «della massima prudenza». Anche perché il comportamento del virus è ancora tutto da studiare. Lo ha spiegato bene ieri Andrea Crisanti, tra i massimi virologi italiani, durante un convegno: «Di questa pandemia – ha detto – mi colpisce che la gravità della patologia dipende dall’incidenza, cioè dalla frequenza dei casi, una cosa che non si vede quasi mai». Lo scienziato ha poi raccomandato di continuare a «fare i tamponi in aeroporto», ricordando che se l’Italia lo avesse fatto sui passeggeri provenienti dalla Cina, «come avevamo proposto il 3 febbraio», forse avremmo salvato molte migliaia di vite.

D’altronde le vittime continuano a salire: ieri 12 morti, in totale sono 34.926. Nelle ultime 24 ore sono stati effettuati 52.552 tamponi e trovati 229 nuovi casi positivi, di cui 119 in Lombardia, 29 in Emilia-Romagna, 28 nel Lazio, mentre sono 7 (Puglia, Umbria, Sardegna, Val d’Aosta, Calabria, Molise e Basilicata) le regioni che registrano zero contagi. Scende anche il numero dei ricoverati con sintomi (871, rispetto al giorno prima 28 in meno) e delle persone in terapia intensiva (69, meno 2). Ma questo non vuol dire che il virus non c’è più: significa solo che la sua carica virale sta diminuendo. E non è necessariamente una buona notizia, perché non si riescono più a testare le cure possibili, in previsione di una seconda (quasi certa) ondata.