L’annuncio sulla terza dose ha voluto darlo lo stesso Roberto Speranza sui social. «Dopo l’ultimo parere di Aifa sarà possibile farla a 5 mesi dal completamento del primo ciclo». La terza dose sarà quindi anticipata di un mese. Il via libera di Aifa in realtà è dato per scontato, tanto che il ministero ha già emanato la relativa circolare. Ma se il ministero non teme il parere dei regolatori, le incognite non mancano. A partire dall’effettiva disponibilità delle dosi. Se non ce ne saranno abbastanza, accorciare i tempi per tutti sarà impossibile e i richiami arriveranno comunque in ritardo, rovinando i piani degli epidemiologi.

SECONDO I DATI elaborati da Vittorio Nicoletta, data scientist all’università di Laval (Canada), anticipando i richiami la platea interessata dalle dosi “booster” si allargherebbe parecchio. Con una soglia spostata a cinque mesi, le persone da ri-vaccinare entro l’anno salirebbero da 15 a 23 milioni. A queste andranno aggiunte, con buona probabilità, anche i tre milioni di bambini di età compresa tra 5 e 11 anni sulle cui vaccinazioni sta per esprimersi l’Agenzia Europea del Farmaco (Ema). Il totale fa circa 26 milioni di potenziali inoculazioni, tutte da effettuare con vaccini a mRna – Pfizer e Moderna – in base alle autorizzazioni rilasciate finora da Ema e Aifa. Senza contare i 7 milioni di persone che non hanno ancora ricevuto la prima dose pur avendone diritto. Un bacino potenziale enorme, ma che probabilmente è destinato a rimanere tale: le nuove vaccinazioni oggi sono appena 15 mila al giorno in media.

Ci sono le dosi per tutte queste vaccinazioni? I dati sulla disponibilità e sulle consegne sono piuttosto frammentari ma qualche idea ce la si può fare. Secondo le cifre ufficiali della struttura commissariale diretta dal generale Francesco Paolo Figliuolo, le regioni hanno utilizzato finora 94 dei 100 milioni di dosi ricevuti finora. Dunque, la scorta già disponibile ammonta a circa 6 milioni di dosi.

PRIMA DELLA FINE dell’anno sono attese altre forniture. Sulla base dell’ultimo aggiornamento del piano vaccinale, l’Italia avrebbe dovuto ricevere 118 milioni di dosi tra Pfizer e Moderna, che sarebbero quasi sufficienti a immunizzare i bambini e a somministrare i richiami. In realtà, le consegne (sopratutto per quanto riguarda le dosi Moderna) non sono state sempre regolari e le forniture reali sono state inferiori a quanto contrattato. Dunque le fiale a disposizione di Figliuolo saranno di meno: «Entro fine anno sono in arrivo 8,6 milioni di dosi» ha fatto sapere venerdì. 4 milioni arriveranno da Pfizer e 4,6 da Moderna. In più, la scorta centralizzata, cioè le dosi già arrivate in Italia ma non ancora distribuite alle Regioni, ammonta a 2,5 milioni di dosi. Se si aggiungono quelle già in mano alle regioni, si arriva dunque a un totale di circa 17 milioni di dosi su cui contare di qui alla fine dell’anno.

SULLA CARTA, DUNQUE, per anticipare i richiami a 5 mesi di distanza dal ciclo primario mancano circa 9 milioni di dosi. In realtà potrebbero essere di meno, perché i richiami con i vaccini Moderna richiedono una dose dimezzata. Non è dato sapere se i numeri snocciolati da Figliuolo tengano conto di questo aspetto. Nel migliore dei casi, le dosi a disposizione potrebbero essere 22-23 milioni, comunque insufficienti se tutti coloro che avessero la possibilità di vaccinarsi intendessero farlo. Inoltre, se l’Ema desse il via libera alle vaccinazioni anti-Covid nei bambini, le aziende farmaceutiche potrebbero destinare nuove forniture all’Unione europea, com’è avvenuto per Israele.

Una volta trovate le dosi, però, sorgerebbe il problema delle infrastrutture smantellate dopo la prima fase della campagna. Per vaccinare 23 milioni di persone in un mese occorre fare 7-800 mila vaccinazioni al giorno, più di quante ne siano state effettuate finora. «Non so come si possa soddisfare tutta questa domanda senza hub vaccinali», fa notare ad esempio Nicoletta. «Solo tra ieri e oggi, con l’apertura ai 40-59 anni, la platea è aumentata di 3 milioni di persone».

SE SARÀ DECISO L’ANTICIPO del richiamo, sul mercato dei vaccini tornerà la pressione da parte dell’Italia e degli altri paesi che hanno fatto scelte analoghe affinché le forniture di vaccini non prendano altre strade. Ne faranno le spese le iniziative umanitarie, che già lamentavano le promesse non mantenute dai paesi ricchi: secondo i dati diffusi dal programma Covax, dei 400 milioni di dosi promesse dal “Team Europe” per il biennio 2021-22, finora ne sono arrivati solo 40, il 10%.