Onorevole Roberto Speranza, Art.1 voterà contro la legge sulla legittima difesa anche al senato?

Se il testo non cambia ribadiremo la posizione già espressa alla Camera. E il nostro voto sarà no.

Per votare sì in cosa dovrebbe cambiare la legge?

Abbiamo presentato molti emendamenti che sono stati respinti. Ma quello che non ci convince davvero è il messaggio di fondo: è lo Stato che deve garantire in modo efficace la sicurezza ai cittadini. Se il messaggio invece diventa «difenditi da solo» con una specie di «giustizia fai da te» vuol dire che siamo davanti a una vera e propria resa delle istituzioni. Ed è ancora più grave che questa resa arrivi dal Pd. Perché quando insegui la destra sul suo terreno non fai altro che tirargli la volata.

Però Renzi ha subito smentito la legge e bacchettato i suoi. Ha parlato di «pasticcio». Secondo lei perché il segretario si è infilato in questo pasticcio?

L’avvicinarsi della campagna elettorale ha fatto venire al Pd una certa ansia da prestazione sui temi della sicurezza. C’è un elemento di subalternità culturale. È l’idea che rispetto a paure che si stanno radicando nell’opinione pubblica anche a causa della quotidiana propaganda di Salvini & company si possa dare una risposta sul terreno securitario. Tra l’altro mi pare che Renzi critichi il provvedimento addirittura da destra.

Insomma al senato potreste votare no a rischio di mandare sotto la maggioranza?

Il nostro obiettivo è risparmiare al paese una legge sbagliata che peggiora il nostro ordinamento. Spero che in queste settimane nella maggioranza prevalga il buon senso senza farsi dettare la linea da Alfano.
Ma ora anche per lei le elezioni anticipate sono un’eventualità?
A giorni alterni emerge la smania di Renzi di andare ad elezioni anticipate nell’inseguimento di una rivincita dopo la sconfitta del 4 dicembre. È il partito dell’avventura in cui interessi personali vengono sempre prima dell’interesse del Paese. Ma per votare serve una nuova legge elettorale che archivi la stagione del parlamento dei nominati.

Anche voi, come Pisapia, offrite al Pd un’alleanza?
Pisapia sta facendo uno sforzo generoso per provare a ricostruire il centrosinistra. È uno sforzo che sosteniamo convintamente nell’interesse dell’Italia. Altri mi pare abbiano in testa l’autosufficienza.
Altri cioè Renzi.

Ad ora mi pare che i veti alle persone arrivino dal Pd. Io invece porrei veti alle idee sbagliate che purtroppo in questi anni troppo spesso sono state portate avanti. Il Pd si è molto trasformato. È diventato un soggetto centrista e più stretto con un milione di partecipanti in meno alle primarie e una base sociale e geografica molto cambiata. È una forza ormai completamente identificata con il proprio leader. Se qualcuno si aspettava dal congresso qualche cambiamento ha avuto la risposta opposta: continuità.

L’alternativa al centrosinistra è l’unità delle sinistre. La fareste con Sinistra italiana, Rifondazione e le altre famiglie separate della sinistra radicale?

Vorrei un nuovo centrosinistra inclusivo e coraggioso, con un marcato tratto di radicalità capace di camminare assieme ad una solida cultura di governo. Ma dobbiamo partire dalla visione e dal progetto. Non dalle sigle. Ma senza pregiudizi.

Non crede che però così corriate il rischio di essere percepiti come la riunione degli ex?

No, perché non è quello che vogliamo fare. C’è da dare risposta ad una generazione che non riesce ad avere più speranza nel proprio futuro e che è diventata l’epicentro della rottura tra politica e cittadini. Dobbiamo rimettere al centro la questione sociale combattendo le crescenti e inaccettabili diseguaglianze. Va pensato un nuovo modello di sviluppo ecosostenibile. Su questi primi assi potremo incrociare un’Italia progressista che chiede una nuova rappresentanza.