Ecco una straordinaria notizia che manderà in cortocircuito anche un primate del pensiero politico come l’onorevole Roberto Calderoli, per dirne uno dei tanti che sicuramente apprezza il decreto Minniti-Orlando sull’immigrazione.

Non è Montecitorio, siamo in Argentina.

Cecilia, 19 anni, era depressa. Logico. Prima l’hanno catturata e poi l’hanno rinchiusa in una gabbia e per di più i suoi compagni di prigionia sono morti. Ma da qualche giorno la creatura è libera di vivere con i suoi simili andando dove le pare e piace.

Lo ha stabilito una sentenza pronunciata dal giudice Maria Alejandra Mauricio che si è ispirata a un principio non solo giuridico fondamentale per tutelare l’inviolabilità della persona, l’Habeas Corpus, quel genere di norme che uno Stato democratico utilizza per garantire le libertà personali dei cittadini.

In altre parole, sono i diritti umani. Solo che Cecilia è uno scimpanzé, una scimmia ingiustamente detenuta. “Non è possibile negare che questi grandi primati – si legge nella sentenza – sono esseri senzienti e per questo soggetti a diritti non umani. Come quello fondamentale a nascere, vivere, crescere e morire nell’ambiente proprio della loro specie”.

Purtroppo non tutte le sentenze fanno giurisprudenza, auguriamoci però che il parlamento italiano ne tragga ispirazione per arrivare a trattare i migranti almeno come animali.

Fare di peggio sarebbe intollerabile, per il bene della nostra specie.