Angela Merkel? «Lavora in modo eccellente, è davvero una brava cancelliera». Talmente brava che il partito socialdemocratico (Spd) dovrebbe presentarsi alle prossime elezioni, nel 2017, rinunciando al proprio candidato cancelliere: basta lei.

Così la pensa Torsten Albig, che della Spd è un esponente di primo piano: fa il governatore di un Land (lo Schleswig-Holstein), che in Germania significa contare molto.

In un’intervista trasmessa ieri dalla tv pubblica Ndr, Albig ha rotto un tabù, mettendo in evidenza l’enorme contraddizione politica di cui sono prigionieri i socialdemocratici tedeschi: è impossibile rifiutare l’intesa con Verdi e Linke, e allo stesso tempo competere per la guida del governo.

Con gli attuali rapporti di forza, la Spd può aspirare ad esprimere il cancelliere solo come partito maggiore di un’alleanza con le due forze progressiste ora schierate all’opposizione dell’esecutivo di «grosse Koalition».

Altrimenti, il massimo obiettivo che le resta è la partecipazione al governo come partner minore della corazzata democristiana (Cdu/Csu) capitanata dall’imbattibile cancelliera. Le parole di Albig hanno avuto l’effetto di un gigantesco sasso nello stagno della placida politica estiva tedesca. Reazioni durissime dalle file del suo stesso partito: la segretaria organizzativa (numero due nella gerarchia interna) Yasmin Fahimi ha tuonato contro «l’idea totalmente assurda che la Spd si presenti alle elezioni del 2017 senza un proprio candidato cancelliere».

Più diplomatica, ma identica nella sostanza, la dichiarazione della governatrice della Renania-Palatinato Malu Dreyer: «Per me è chiaro che la Spd, in quanto grande partito popolare (grosse Volkspartei), presenti anche un candidato cancelliere».

Peccato che non sia più così vero che quello socialdemocratico è un «grande partito popolare», etichetta che nella cultura politica tedesca viene usata per i partiti di massa: i livelli storici fra il 35 e il 45% sono ormai un lontano ricordo. Alle ultime due disastrose tornate elettorali la Spd ha raccolto il 23% (nel 2009) e il 25,7% (nel 2013), e i sondaggi attuali continuano a inchiodarla alla stessa cifra, mentre i democristiani di Merkel restano sempre ampiamente sopra il 40%. L’uscita del 52enne Albig è da interpretare come siluro contro il leader del partito (e vicecancelliere) Sigmar Gabriel?

No. Al contrario, come suggerisce il commento dell’autorevole quotidiano Frankfurter Allgemeine (Faz) a firma del direttore Berthold Kohler, la provocazione è stata forse premeditata per blindare in anticipo Gabriel stesso dai nemici interni: se toccherà a lui vedersela tra due anni con Merkel, la assai probabile sconfitta sarà stata in qualche modo preparata e messa nel conto.

E di fronte all’esito scontato di una vera e propria mission impossible, nessuno potrà utilizzare la «non-vittoria» di Gabriel come arma per chiedere un cambiamento di leadership. L’interpretazione del direttore della Faz ha il suo fondamento, anche perché Albig e il vicecancelliere fanno parte della stessa corrente nella Spd.

Non solo: le dichiarazioni del governatore dello Schleswig-Holstein vanno lette come una presa di posizione a favore della continuazione senza se e senza ma dell’alleanza con Merkel anche dopo il voto del 2017, e quindi come una chiusura netta all’ipotesi di governo «rosso-rosso-verde» con Linke e Grünen. La stessa, identica linea che difende Gabriel – e con lui il ministro degli esteri Frank-Walter Steinmeier, uomo di punta della destra interna.

Ne sono consapevoli i dirigenti della Linke, che non a caso hanno fortemente criticato le affermazioni dell’esponente socialdemocratico.

Ancor più dura la sinistra interna della Spd, schierata per l’alleanza progressista: «Quello di Albig è un comportamento indegno per un socialdemocratico», ha dichiarato la coordinatrice Hilde Mattheis.

Chi gongola, ovviamente, sono i democrisiani: «È fantastico che molti socialdemocratici considerino Merkel una brava cancelliera.

Ma la Spd non si faccia illusioni: se si ricandiderà, lo farà ancora con il nostro partito», ha commentato ironico il numero due della Cdu Peter Tauber.