Il partito socialdemocratico nei sondaggi vale il 14%, come Afd e meno della metà della Cdu. Il ministro delle finanze si candida alla cancelleria senza informare nessuno, eccetto la stampa di riferimento dei conservatori. E la neo-segretaria Andrea Nahles non tiene più sotto controllo deputati e governatori che ormai si riuniscono prima e lontano da lei. Senza contare i Giovani socialisti (Jusos) ostili agli attuali dirigenti dal giorno dell’accordo di governo con Cdu e Csu: non si sono ancora rassegnati alla linea “governista” ereditata da Martin Schulz, che ha decimato il consenso negli ultimi dodici mesi.

La crisi della Spd è conclamata, clinicamente dimostrabile e di pubblico dominio come l’incontro dei parlamentari Spd chiuso venerdì da Nahles: il summit che doveva aprire ufficialmente il programma del 2019 e invece verrà ricordato per essere stato preceduto dal vertice organizzato a Osnabrück dai deputati del Bundestag di Bassa Sassonia, Brema e Nordreno-Vestfalia. Uno sgarbo, uno sgambetto, peggio «un affronto» non solo per la Süddeutsche Zeitung che rileva come la segretaria non sia più, da tempo, colei che distribuisce le carte nella Spd. La galassia socialdemocratica si muove in ordine sparso e secondo le ambizioni personali, proprio come il Pd in Italia.

A gennaio 2018 l’ex leader Martin Schulz, sconfitto alle urne solo tre mesi prima, si immaginò nelle vesti di ministro nel quarto governo Merkel; prima di venire “scoperto” a trattare il proprio destino al tavolo dove doveva invece negoziare le richieste del partito. Un anno dopo il vice-cancelliere socialdemocratico Olaf Scholz ammette di puntare alla più alta carica del governo spiegandolo (in terza persona) ai cronisti del Gruppo Bild: il megafono democristiano.
Esattamente come l’anno scorso i massimi dirigenti Spd vengono messi al corrente dalla lettura dei giornali, e proprio come allora respingono al mittente l’auto-candidatura di chi non si accontenta più di guidare il ministero più importante del paese.

«L’ultima di cosa di cui abbiamo bisogno alla vigilia di elezioni europee è aprire il dibattito sul candidato-cancelliere. Nel 2019 mi aspetto che la dirigenza si concentri sulle vere priorità della Spd» taglia corto Sebastian Hartmann, segretario del Nordreno-Vestfalia. Mentre il governatore della Bassa Sassonia Stephan Weil spiega garbatamente a Scholz che «la questione non è urgente dato che mancano due anni al voto federale». Ma il vice-cancelliere è “bruciato” anche dagli Jusos che rottamano l’ennesimo candidato calato «dall’alto».

Un’altra grana per Nahles uscita tutt’altro che impeccabilmente dal maxi-scandalo dell’ex capo del controspionaggio (scoperto a passare dati riservati sui migranti ad Afd): la sua richiesta di rimozione era coincisa con la promozione a collaboratore del ministero dell’interno con aumento di stipendio, prima del pensionamento imposto dalla protesta della base Spd.

Adesso per Nahles c’è da risolvere un altro caso che sta facendo arrabbiare tre quarti del partito a partire dai dirigenti: la solita vicenda mediatica squisitamente politica.

Quando l’intervistatore di Bild am Sonntag domanda a Scholz: «Se la sentirebbe di diventare cancelliere?» il ministro risponde: «Frau Kramp-Karrenbauer ha detto che da un leader di partito ci si aspetta che si senta di affrontare l’incarico. Questo vale anche per il vice-cancelliere».

Parole della presidente cristiano-democratica che, tuttavia, ambisce alla poltrona di Merkel con la sua benedizione e riflettendo la maggioranza della Cdu che l’ha appena eletta segretaria. Per Scholz comunque è una richiesta più popolare della base Spd che ritiene «deleterio dibattere la questione prima delle elezioni europee». Il suo modo di volare più in alto di urne e sondaggi che inchiodano il suo partito al minimo storico.