A Daytona beach, cittadina sulla costa nord est della Florida, si è svolta la 78esima Daytona Bike Week, il più imponente raduno di motociclisti che ci sia, della durata di una settimana. Detta così sembra un evento come un altro, magari pittoresco, se non si sa che questo tipo di raduni sono frequentati principalmente da quello che è il vero zoccolo duro della base di Trump, e che questo spaccato di società ha un nome: White Trash, spazzatura bianca.

CON WHITE TRASH SI IDENTIFICA una parte di sottoproletariato urbano Usa che vive ai margini fisici delle città, spesso in case mobili, in condizioni igieniche molto precarie, caratterizzata da un grado di istruzione basso, promiscuità sessuale, incesto, gravidanze precoci, alcolismo, una cronica instabilità economica fatta di lavoretti come riciclaggio di vecchi mobili, piccoli traslochi, mercatini dell’usato, una passione per le armi e moto grosse e rumorose, e tendenze politiche che virano solo a destra.

Questa fascia svantaggiata si differenzia da quella più nota dei red neck, contadini e lavoratori delle campagne, non solo perché questi sono rurali e non urbani, ma anche per il grado di consapevolezza che i red neck posseggono.

A Daytona era presente tutto l’immaginario fatto di Harley Davidson, testosterone, birre, jeans strappati, musica ad alto volume, sfide competitive su tutto e molti adesivi che inneggiavano alla rielezione di Trump. Nei giorni dell’insediamento di The Donald, a Washington era arrivata una delegazione dei bikers for Trump che aveva percorso in corteo Pennsylvania avenue a bordo delle moto, ed è proprio a loro che si riferisce il presidente quando dice che dalla sua parte ci sono «i tipi più tosti d’America».

LA PASSIONE dei bikers for Trump, infatti, non è a senso unico, il tycoon ricambia questo amore incondizionato, unico tipo di apprezzamento che sembra gradire, ed è a loro ed a questa fascia sociale che si rivolge con le sue affermazioni più estreme, che stanno diventando sempre più frequenti.

«Beh, se loro avessero fatto la loro strada / Ci avrebbero buttato via», canta Chris Jansen in White Trash riferendosi all’élite democratica: nel brano di Jansen, che ha guidato la convention nazionale repubblicana con un interminabile coro di «Trump Yeah!», il protagonista alla fine conquista una ragazza, dimostrando che la spazzatura bianca non è peggiore degli altri, anzi, forse è anche meglio. La canzone è più euforica che lugubre; secondo la General Social Survey dell’Università di Chicago, la fascia sociale descritta in questo pezzo, e che si descrive come classe inferiore, negli ultimi 19 anni è aumentata, e sembra in crescita.

Al campo dei bikers di Daytona oltre a stand di oggetti e abbigliamento per motociclisti, stand per il cibo e per la birra, era stato improvvisato anche uno spazio per celebrare la messa domenicale, in quanto, altra caratteristica presente, è un afflato religioso anche qua tendente all’estremo. A celebrare messa il prete è arrivato in moto e tatuato, facendo ricorso a una retorica più simile a quella dell’esercito di dio che all’introspezione spirituale.

«VENGO DA SAVANNAH, in South Carolina – dice una donna sui 30 anni, magrissima, con intorno al capo un bandana nero con scritto in rosa acceso «crazy bitch» -. Ci vengo tutti gli anni con il mio uomo, lui magari cambia ma questa ragazza qua ci viene sempre. Mi piace tutto, c’è la mia gente, persone a cui piace fare festa e andare veloce e al diavolo tutto il resto».

A dirigere il traffico all’incrocio dove è stato attrezzato il quartiere generale del ritrovo, c’è lo sceriffo in persona. È una settimana delicata quella del ritrovo dei bikers – afferma Chuck, negoziante di Daytona – ci sono risse in continuazione, e all’incrocio la guerra è tra motociclisti e automobilisti, si odiano a vicenda e sono tutti abbastanza pazzi da fare qualche cretinata».

«A DAYTONA la presenza dei bikers è costante – continua Virginia 55 enne, proprietaria di una piccola drogheria vicino la spiaggia – i nostri li conosciamo bene, ma in questa settimana arrivano da ovunque. Qua trovano bar e negozi per motociclisti, perché questo è un po’ il paradiso dei bikers, si sentono nel posto giusto».

Ma sono tutti elettori di Trump? «Sì – continua Virginia – perché parla la nostra lingua e ha i nostri valori. Molti bikers la mettono giù in modo estremo. Io ad esempio rispetto quelli che non la pensano come me, per loro è diverso. Quando gli ricapita più di avere un altro presidente che è uno di loro?».

COME SIA POSSIBILE che la classe più socialmente ed economicamente svantaggiata d’America percepisca come «uno di loro» un miliardario newyorchese che viveva in un super attico letteralmente ricoperto d’oro lo spiega Toby, marito di Virginia. «Trump parla la stessa lingua di queste persone, può dire quello che anche loro pensano, senza poter essere zittito, perché è il fottuto presidente degli Stati uniti. Noi lo votiamo, ma queste persone lo adorano».

Ma qual’è la differenza tra queste persone e gli altri? «Noi abbiamo una casa nostra e un lavoro – risponde Virginia quasi offesa – una macchina, una vita normale. Quello che giudico importante è diverso. Anche io ho un’arma a casa ma non è la prima cosa che comprerei se avessi i soldi contati».

Quella dell’amore per le armi è un’altra caratteristica presente, alcuni ne hanno fatto una fonte di reddito costruendo armi personalizzate che poi rivendono, in un campo che è al confine tra il legale e l’illegale.

«AUTOCOSTRUIRSI DELLE ARMI qui non è un passatempo così bizzarro», spiega David – newyorchese di Long Island trapiantato a Miami. Che ricorda bene quando Trump durante un dibattito aveva detto di girare spesso armato. Il suo esercito di guardie del corpo è armato, non lui di sicuro, ma sono queste le frasi che fanno esclamare ai suoi supporter motociclisti «Trump, fuck yeah!».