Come fosse una scadenza religiosa, ieri a Roma hanno presentato i propri calendari per il 2016 sia la Biennale veneziana per musica, teatro e danza, sia l’appena «rinnovato» Napoli teatro festival. Cose che capitano, come potrebbe suonare una corsa a ostacoli tra contendenti rivali (ieri era toccato a Spoleto presentare il proprio programma). Del resto le tre manifestazioni citate sono quelle più fortemente garantite dall’intervento pubblico, anche se solo la prima, con la sua storia ultracentenaria, può vantare progettualità e complessità di spessore.

Venezia mantiene quest’anno lo stesso board artistico, ma in realtà solo il presidente Giorgio Baratta è stato confermato, avendo dimostrato in questi anni di essere una guida sicura e attendibile per la flotta Biennale (che oltre alla mostra del cinema comprende anche le esposizioni ad anni alterni di arti visive e architettura, ora quasi pronta all’inaugurazione). I tre direttori sono invece in proroga per quest’anno, in attesa che il nuovo cda faccia tempestivamente le nuove nomine (o magari conferme, come qualcuno di loro meriterebbe). A sfogliare i calendari delle tre sezioni, un aspetto curioso salta subito all’occhio, in particolare da quello del teatro: la loro dilatazione, con date isolate per gli appuntamenti importanti. Già non giova al festival teatrale (il 44°) la difficile collocazione stagionale, dal 26 luglio al 14 agosto, ma certo la città, notoriamente cara e non troppo ospitale con i foresti, non permetterà soggiorni così lunghi da poter «acchiappare» più di un appuntamento di valore. Pazienza. Nei giorni «morti» rispetto ai grandi spettacoli, si potrà curiosare nei laboratori e in tutte quelle attività formative e informative che si raggruppano nel filone College.

Il primo festival ad aprire «l’anno Biennale» sarà la danza, dove Virgilio Sieni ha preparato un programma ricchissimo, in tutti i sensi. Innanzitutto per gli spazi: non solo teatri ma anche campi di tutti i sestieri, e interni dove raramente si accede, come l’angolo palladiano a San Giorgio. Poi ci sono i grandi nomi, quelli indiscussi da tutto il mondo: da Maguy Marin (che prende quest’anno il leone d’oro alla carriera, il 18 giugno prima del suo Duo d’Eden) a un altro nome storico delle madri fondatrici, Trisha Brown, all’icona più misterica e fascinosa, Anna Therese de Kersmaeker. E molti altri coreografi e danzatori, che si andranno a misurare assieme ai loro artisti con il pensiero filosofico del movimento che contraddistingue Sieni, che ha messo in esergo al proprio programma una frase significativa: «senza il mio corpo lo spazio nemmeno esisterebbe». In una settimana o poco più (17-26 giugno) si potrà fare una full immersion nel regno del corpo e dei suoi moti.

Canicolare il festival del teatro, ormai lontano dalla formula che per decenni ha significato Venezia sulla scena internazionale. Shakespeare e altri classici in abbondanza , ma mai «al naturale», piuttosto marinati in salse più o meno trasgressive o piccanti da artisti di diversa nazionalità: il lituano Korsunovas con Gabbiano da Cechov senza più il contorno cechoviano, il polacco Jan Klata che sposta Re Lear ai nostri giorni e sul Tevere (perché non sulla Vistola, se non è una devozione papale?), la brasiliana Christiane Jathay che trasforma le Tre sorelle in versione carioca nell’interrogativo E se andassimo a Mosca? Infine il catalano Roger Bernat con Amleto che finisce in tribunale per l’uccisione di Polonio. Insomma molte variazioni sui temi più classici. Almeno Pinocchio Pinocchio dei Babilonia teatri (leone d’argento) tenta la rilettura del burattino di legno con i giovani usciti dal coma dell’associazione Amici di Luca. Per il drammaturgo Pascal Rambert si ripropone le versione italiana già vista di Cloture de l’amour, mentre a Bob Wilson va il datato omaggio di Anne Bogart. C’è da sperare molto nell’avvio del progetto di Romeo Castellucci dedicato a Spinoza, altrimenti non resta che consolarsi col teatro circo che dopo vent’anni torna protagonista alla Biennale, tanto da inaugurarla. Leone d’oro a Declan Donnellan che promette stavolta di mostrare gli esiti del laboratorio che condurrà in laguna. Copertina della Biennale teatro, il primo giorno, un incontro con Toni Servillo, che a Venezia mostrerà l’avvio del suo nuovo spettacolo.

La musica chiuderà il festival 2016, con un programma che è forse il più poderoso e articolato, che il direttore Ivan Fedele ha presentato in teleconferenza da Tokio. Dal 7 al 16 ottobre, oltre al leone d’oro meritatissimo a Salvatore Sciarrino, ci saranno 46 prime assolute, 27 novità per l’Italia e 25 commissioni; e oltre alle composizioni più o meno tradizionali, ce ne sono due per dj-set. Molti gli autori italiani, da Manzoni e Corghi a Bussotti e Dall’Ongaro, ai giovani e giovanissimi dall’America, mentre si indagherà il rapporto tra immagini e musica, e quello con la tradizione, da Tempo Reale alla versione jazz dei «anti di battello»veneziani. Un corpus musicale molto denso e complesso, ma dalle infinite aperture. Che non smentisce i quarti di nobiltà che la Biennale musica si è conquistata nel 900.