Almeno undici morti e una decina di feriti, alcuni dei quali in condizioni critiche. Questo il bilancio della sparatoria avvenuta nella mattinata di ieri al Washington Navy Yard. Nell’edificio si trova il quartier generale del Comando dei sistemi navali della Marina americana (Navsea), deputato alla direzione e alla costruzione delle navi e dei sottomarini Usa. Vi ha sede anche la residenza del capo di stato maggiore dell’Us Navy, l’ammiraglio Jonathan Greenert.
Secondo le ricostruzioni fornite alla stampa dalla polizia di Washington, alcuni uomini armati si sono introdotti nell’edificio e hanno cominciato a sparare. Uno di essi è poi stato abbattuto, ma altri due, che potrebbero essere implicati nell’attacco, sono in fuga. «La più grande preoccupazione per noi in questo momento – ha dichiarato il capo della polizia, Cathy Lanier, in conferenza stampa – è che ci sono forse altri due tiratori che non sono ancora stati localizzati». Uno degli uomini in fuga è descritto come un bianco che porta un’uniforme color kaki, probabilmente simile a quella della Us Navy, e un berretto. Era munito di un’arma corta ed è stato notato poco prima delle nove, ora della sparatoria. L’altro uomo sarebbe un nero di una cinquantina d’anni, dotato di un’arma di grosso calibro e anch’egli in divisa militare verde oliva. «Non abbiamo nessuna informazione che ci consenta di affermare che queste due persone siano dei militari», ha però precisato Lanier. Il capo della polizia non ha fornito un bilancio preciso delle vittime, limitandosi a dichiarare che c’erano «diverse persone morte all’interno» dello stabile in cui si è verificata la sparatoria. Almeno un poliziotto sarebbe però rimasto ucciso durante il conflitto a fuoco con l’uomo che è stato abbattuto.
Per tutta la giornata, le sirene delle squadre di soccorso si sono aggiunte ai fari delle numerose pattuglie di polizia, accorse sul posto. Una squadra d’intervento speciale dell’Fbi ha coperto la carica di quelle che hanno dato l’assalto all’interno per abbattere l’uomo armato, mentre gli elicotteri sorvolavano i cieli di Washington. Almeno sette scuole sono state chiuse. Nessun aereo è decollato in mattinata dall’aeroporto Ronald Reagan di Washington. Secondo le testimonianze, la sparatoria ha avuto inizio alle 8,20. L’uomo armato che poi è stato abbattuto si è immediatamente barricato nell’edificio, dove lavorano circa 3.000 impiegati della Marina militare. Poco dopo, da un elicottero della polizia sono scesi sul tetto gli uomini delle squadre speciali. Il presidente Barack Obama è stato costantemente informato dei fatti dagli alti ufficiali e ha coordinato personalmente la risposta delle agenzie federali.
La sparatoria richiama un episodio analogo, che si è verificato nel 2009 in un presidio medico della base di Fort Hood, nel Texas. Allora, l’ex psichiatra militare Nidal Hasan ha aperto il fuoco nella base, uccidendo 13 persone e ferendone 32. Per questo, l’uomo è stato condannato a morte a fine agosto. In un paese in cui proliferano le armi, altri due episodi di questo genere si sono verificati nel corso del 2012: in un cinema in Colorado e in un college nel Connecticut.
Rimane però alto anche «l’allarme terrorismo», a pochi giorni dall’11 settembre, in cui gli Stati uniti hanno ricordato l’attentato alle Torri gemelle compiuto da al Qaeda nel 2001. Attenzione acuita nel clima rovente dovuto agli stop and go sugli attacchi armati alla Siria.