La linea difensiva punterà sulla «forte depressione» che aveva colpito l’uomo incapace di fare fronte ai problemi economici che lo attanagliavano e di prendersi cura del figlio 11enne. Ma per gli inquirenti, Luigi Preiti, il 49enne di Rosarno che ha sparato domenica mattina davanti a Palazzo Chigi contro due carabinieri del Sesto battaglione Toscana, non necessita di alcuna perizia psichiatrica.

Ai magistrati che coordinano le indagini è apparso nel pieno delle sue facoltà mentali. Anzi, la Procura di Roma, che stamattina invierà al gip la richiesta di convalida dell’arresto, contesta al piastrellista calabrese anche l’aggravante della premeditazione e della violenza contro pubblici ufficiali in servizio di ordine pubblico. L’uomo, che subirà oggi pomeriggio l’interrogatorio di garanzia, è rinchiuso attualmente nel carcere romano di Rebibbia sorvegliato 24 ore su 24; è accusato di triplice tentato omicidio, ricettazione, porto, detenzione illegale e uso di arma e munizioni.

Non si sa ancora se Preiti abbia agito da solo (al vaglio le immagini registrate dalle telecamere di piazza Montecitorio), né dove abbia reperito esattamente la pistola calibro 7,65 con matricola abrasa, «un’arma di uso comune», secondo fonti investigative, «molto diversa da quelle in dotazione alle forze dell’ordine».

Preiti, che ha sparato tutti i sei colpi in canna da una distanza ravvicinata, avrebbe in quei secondi coincitati anche colpito un terzo militare, fortunatamente rimasto incolume perché il proiettile avrebbe attraversato solo il giubbotto antiproiettile e danneggiato il portafoglio che aveva in tasca.

Una notizia che smentirebbe ulteriormente l’ipotesi suggerita da alcuni organi di stampa che vorrebbe Preiti come un uomo con una certa esperienza di agguati, capace di mirare nei punti vitali lasciati scoperti dai giubbotti d’ordinanza.

Purtroppo però i suoi colpi hanno raggiunto l’appuntato Francesco Negri, ferito ad una gamba, e il brigadiere Giuseppe Giangrande, colpito alla gola e ricoverato in prognosi riservata al policlinico Umberto I. Le condizioni di Giangrande, che ha subito la perdita di midollo nel tratto cervicale della colonna vertebrale, sono al momento stabili.

Nel bagaglio con cui è uscito domenica mattina dall’hotel Concorde, una pensione low cost nei pressi della stazione Termini dove aveva trascorso la notte, Preiti aveva con sé altri proiettili. Ma non ha avuto tempo e modo di usarli perché è stato prontamente bloccato e atterrato dai militari.

In tasca aveva invece un «vecchio telefonino», i cui tabulati sono ora al vaglio degli inquirenti che sottolineano: «Non certo uno smartphone». Preiti infatti – riferiscono fonti investigative – non avrebbe alcuna dimistichezza con la rete e con le nuove tecnologie: «Non usava internet né tantomeno facebook».

La sua vita era segnata da una condizione di forte sofferenza economica e di degrado sociale, come rivelato anche dall’ex moglie Ivana Dan che ieri su Canale 5 ha parlato dei problemi del marito legati alla dipendenza dal gioco d’azzardo, e ha spiegato: «Vorrei portare mio figlio da suo padre, affinché possano parlarsi, ma non posso sostenere questo genere di spese, faccio l’operaia, non mi vergogno a dirlo perché lavoro».

«Una persona con una forte depressione», lo descrive il suo avvocato Mauro Danielli; un uomo che «si è reso conto della gravità della situazione solo durante l’interrogatorio, quando è scoppiato in lacrime».

Eppure per il procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani e per il pm Antonella Nespola, che coordinano le indagini, quello di Preiti non è stato il gesto di un folle né di una persona momentaneamente incapace di intendere e volere. Gli investigatori sono anche sulle tracce della pistola che potrebbe essere stata acquistata quattro anni fa nel mercato illegale di Genova (come egli stesso avrebbe confessato nel primo interrogatorio) o di Alessandria, dove l’uomo viveva prima di separarsi dalla moglie e dal figlio.