La tragedia si è consumata in poche decine di secondi. Passate appena le 7 di mattina di ieri il quarantaduenne Ctirad V. è entrato nel poliambulatorio dell’Ospedale universitario di Ostrava, uno dei più grandi della terza città della Repubblica Ceca, con l’intenzione di fare una strage. In poche decine di secondi hanno perso la vita sei persone, cinque uomini e una donna, uccisi da colpi ravvicinati alla nuca. Altri due feriti sono gravi. Inseguito dalla polizia, Ctirad V. si è suicidato poche ore dopo l’attacco prima di essere catturato dalle forze dell’ordine.

«Si tratta di uno sparatore solitario. L’attacco era stato pianificato in anticipo» ha detto il ministro degli Interni, e leader del Partito Socialdemocratico, Jan Hamácek. Secondo opinioni raccolte dalla radio pubblica presso i colleghi e il datore di lavoro, l’assassino era da qualche settimana in malattia, convinto di avere una malattia gravissima non curata dai medici. Da lì il movente della vendetta contro il personale dell’ospedale.

Per la Repubblica Ceca si tratta delle seconda sparatoria più sanguinosa nella sua storia recente. A mantenere il triste primato è la strage avvenuta il 24 febbraio del 2015 a Uherský Brod. Uno degli abitanti della cittadina morava, da tempo affetto da difficoltà psichiche, entrò in una birreria e fece otto morti prima di suicidarsi. Il caso fece discutere all’epoca, in quanto l’assassino aveva usato per l’assalto armi legalmente detenute. In particolare fu criticato un approccio troppo permissivo nel rilascio del porto d’armi e la mancanza di verifiche periodiche sullo stato di salute mentale e fisico dei detentori. A differenze del 2015 tuttavia l’assassino di Ostrava ha compiuto la sua strage con un’arma non detenuta regolarmente.

Nel complesso la Repubblica Ceca continua ad avere un approccio relativamente permissivo verso la detenzione delle armi. Nel paese sono detenute legalmente quasi 900mila armi. Solo una settimana fa la Corte di Giustizia Ue ha rigettato il ricorso presentato dalla Repubblica Ceca contro la direttiva comunitaria, che rafforza il controllo dell’acquisizione e della detenzione d’armi da fuoco, emanata in seguito agli attentati commessi dall’Isis sul suolo europeo.

L’emanazione della direttiva, che tuttavia riguarda soprattutto armi a canna lunga semiautomatiche, aveva sollevato un coro d’isteria tra i politici cechi e alcune associazioni di categoria, ad esempio i cacciatori. Alcune rappresentanti politiche, come la presidente della Commissione Difesa della Camera Jana Cernochová o la moglie del presidente della repubblica Zeman, si sono fatte addirittura fotografare impugnando revolver e armi automatiche. Ora la legislazione ceca dovrà uniformarsi a quella europea. Le vendite di armi forse diminuiranno, ma in circolazione rimarrà uno stock di pistole e fucili di tutto rispetto.