Nella contea di Tehama, zona rurale della California del nord, in una comunità di 3.500 abitanti, sono morte 6 persone incluso il killer a seguito di più sparatorie, tutte per la stessa mano.

L’uomo sparava dirigendosi contro obiettivi casuali; questo ennesimo mass shooting americano è avvenuto in sette posti diversi, coinvolgendo una scuola elementare e causando almeno una decina di feriti, tra cui anche due studenti.

Anche questa volta si è sparato con l’ausilio di armi semiautonmatiche, con cui il killer ha esploso più di 100 colpi.

Il killer, di cui si conosce solo il nome, Kevin, secondo quanto riportato dai media locali, era libero su cauzione dopo aver accoltellato una donna. Secondo uno dei suoi vicini di casa l’omicida aveva dato segni di squilibrio, il primo ad essere ucciso è stato un vicino di casa, poi si è diretto verso la scuola elementare seminando una scia di vittime, sparando a sangue freddo a una donna e alla figlia sedute in un’auto che gli passava vicino.

Le autorità locali non sono state chiare sul movente di questa sparatoria, ma hanno parlato di violenza domestica, stesso movente alla base della sparatoria accaduta in Texas la settimana scorsa.

Nuovamente si sono alzate le voci che da anni chiedono invano una legge per il controllo delle armi, sempre più rauche.

Che il problema della violenza con le armi si intersechi con quello della violenza domestica è un disastro annunciato e prevedibile; la cultura delle armi è la stessa che produce gli abusi domestici.

Un abuser si sente al di sopra di ogni legge scritta, vittima di un sistema che avverte aggressivo e ostile e contro il quale si scaglia con violenza. Se a un soggetto disturbato di questo tipo diamo la possibilità di acquistare armi il risultato non può che essere catastrofico.

In ben due piccoli centri americani nel giro di una settimana lo stesso schema di comportamento si è ripresentato identico a se stesso, ed è solo questione di tempo per il prossimo evento.