Un agente della polizia di San Diego è stato ucciso in seguito a una sparatoria a Southcrest, un quartiere della città californiana. In una conferenza stampa il capo della polizia, Shelley Zimmerman, ha reso noto che una pattuglia della squadra anti-gang della città ha comunicato verso le 23 di giovedì sera di avere fermato un’automobile per un controllo. Poco dopo gli agenti via radio hanno chiesto urgentemente rinforzi a causa di colpi d’arma da fuoco.

Gli altri agenti sopraggiunti hanno rinvenuto i colleghi feriti a terra. Dopo il trasporto in ospedale uno dei due è deceduto a causa delle «numerose ferite» riportate al torso. Il secondo agente, operato d’urgenza per le molteplici ferite d’arma da fuoco, versa in condizioni gravi ma secondo i medici non sarebbe in pericolo di vita. Sul luogo della sparatoria è stato arrestato un uomo ispanico, anche lui ferito. Secondo fonti vicine alla polizia potrebbe trattarsi di un membro di una gang. La questora ha detto che gli agenti erano «di pattuglia ordinaria per la sicurezza dei cittadini». Non sembrano al momento esserci dunque indizi su un possibile agguato intenzionale ma l’episodio non ha potuto che rinfocolare il dibattito in corso sulla violenza di e contro la polizia.

Il sindaco della città ha ricordato che «la violenza contro gli uomini e le donne che indossano la divisa equivale ad una violenza contro tutti noi». Dopo gli attacchi di Dallas a e Baton Rouge, costati la vita a otto agenti, a loro volta in seguito all’ultima ondata di uccisioni di afro-americani inermi, la questione è stata al centro anche della convention politiche appena tenute a Cleveland e Filadelfia.

Al congress repubblicano sono stati invitati i famigliari degli agenti uccisi. Nella convention democratica sono intervenuti parenti di poliziotti morti e le madri di molti ragazzi afro-americani uccisi negli ultimi due anni (da Trayvon Martin a Michael Brown a Eric Garner). Dopo Dallas e Baton Rouge gli «attacchi alle forze dell’ordine» sono diventati un tema centrale della campagna di Donald Trump che dopo l’episodio di San Diego ha commentato con un tweet «la situazione sta solo peggiorando. La gente vuole legge e ordine!».

Anche quest’ultima sparatoria, un caso di apparente ordinaria cronaca nera ma con poliziotti apparenti vittime di uno sparatore ispanico, è dunque destinato a una strumentalizzazione già a Cleveland come strategia centrale di Trump: costruire il consenso alimentando il panico su una criminalità a sfondo «etnico» dilagante.