Nel 1945 quando Dino Buzzati pubblica, sul Corriere dei Piccoli, La famosa invasione degli orsi in Sicilia questi plantigradi vivono ancora nelle sue amate Dolomiti. Ma lo scrittore ha già la percezione di un mondo naturale che lentamente si sta frantumando ed è preoccupato per una loro estinzione. «Sarebbe un incanto spezzato senza rimedio» scrive allora sul Corriere della Sera. E paragona la scomparsa degli orsi dalle Alpi con l’immagine del Cenacolo di Leonardo che si trasforma irrimediabilmente in polvere.

Dopo mezzo secolo dall’articolo di Buzzati, la popolazione degli orsi in Trentino è al collasso: sopravvivono solo 2-3 individui che ormai non riescono più a garantire un futuro alla specie. Gli «orsi di Buzzati», alle soglie del secondo millennio, stanno per uscire per sempre dal palcoscenico delle Alpi.

Ma nel 1999 il Parco Adamello-Brenta, la Provincia Autonoma di Trento e l’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica – l’attuale Ispra – danno inizio ad un progetto di fattibilità e reintroduzione dell’orso in Trentino con esemplari provenienti dalla Slovenia. Sono liberati complessivamente dieci orsi, sette femmine e tre maschi che danno inizio ad una nuova popolazione alpina per questi di plantigradi. Andrea Mustoni è il biologo del Parco Adamello Brenta che ha seguito dall’inizio il programma di reintroduzione e materialmente partecipato alle complesse catture in Slovenia e al successivo rilascio. Ogni orso presente in Trentino è figlio o nipote di questi esemplari.

Da terra senza orsi il Trentino è adesso diventato una terra con troppi orsi. O così affermano in molti.

Durante i primi anni del progetto ero scettico sulla sua riuscita: pochi gli orsi liberati e la residua popolazione trentina era ormai troppo vecchia per riprodursi. Il territorio alpino con le sue risorse ha però risposto molto bene e in circa venti anni siamo arrivati ad una stima di 60-90 orsi distribuiti anche nelle province confinanti. Un numero assolutamente previsto e auspicato dal progetto. L’attuale problema è che purtroppo si è avuta una crescita delle opinioni contrarie alla presenza dell’orso in Trentino, che inizialmente era solo al 30%.

Cosa pensano i residenti del Trentino sulla presenza dell’orso?

L’affermazione che sento più spesso quando si parla di orso è «pericoloso». E per giungere a questo diffuso pensiero sono bastate 3-4 aggressioni a fronte di centinaia di osservazioni e incontri, molti davvero ravvicinati e senza alcun incidente. Direi che in questo è mancata una puntuale informazione da chi avrebbe dovuto spiegare a tutti chi è l’orso e come si convive correttamente con questo animale.

Si dice che gli orsi sono troppi e che non trovano abbastanza cibo in natura.

La riuscita del programma è la risposta stessa alla domanda. Il territorio del Trentino, come anche le province limitrofe, sono perfettamente in grado di mantenere l’attuale popolazione di orsi, che ricordo è un animale essenzialmente vegetariano. Il suo apporto di proteine animali deriva da insetti, rettili e in minima parte da ungulati morti e predazione di altri animali, eventualmente anche domestici. Ma certamente l’uomo non è parte del suo menù.

Ma allora quando un orso può diventare «pericoloso»?

Al contrario di quanto si pensi, un grande maschio di tre quintali, se non apertamente provocato, non potrà mai essere aggressivo con l’uomo perché non vede in lui un potenziale pericolo. È un animale sicuro e perfettamente conscio delle sue dimensioni e forza. Al contrario, una femmina con piccoli o un giovane orso possono reagire alla paura per un incontro improvviso con la nostra specie, con una precipitosa fuga ma anche con un attacco.

E l’orso che davanti all’uomo si alza sulle zampe?

Il sollevarsi sulle zampe non anticipa una «carica» di un orso, come si vede nei film o come in molti immaginano. È semplicemente un atteggiamento che fa parte dell’etologia dell’orso che per sua natura è curioso. Si alza sulle zampe per avere un punto di osservazione privilegiato, per capire e studiare una nuova situazione. E chi lo fa sono generalmente i giovani orsi, appunto i più insicuri. Come il più delle volte sono i giovani che si avvicinano all’uomo e che lo seguono, mai per attaccarlo ma solo per scoprire un nuovo abitante della foresta. Almeno dal suo punto di vista.

Quando si deve aver paura dell’orso e come bisogna comportarsi quando si entra in un suo territorio?

L’orso è un animale timido e se possibile evita l’uomo. Ha perfettamente capito che siamo animali troppo complicati da gestire. La casistica delle aggressioni ci parla di uomini che erano in bosco da soli e che forse si muovevano troppo in silenzio. Un incontro improvviso che può spaventare un giovane orso che pertanto gestisce la paura con un attacco, o un orsa con cuccioli che, come ogni mamma farebbe, cerca di difenderli da una improvvisa invasione nella sua sfera familiare. Una eccessiva vicinanza che non riescono a gestire con una semplice fuga dal luogo dell’incontro.

Siamo in stagione turistica e quindi aumentano gli escursionisti in montagna. Come si devono comportare?

Non mi viene in mente nessun escursionista aggredito e difficilmente potrebbe essere il contrario. Il normale approccio alla montagna per questa categoria di visitatori è sempre quello di farsi «annunciare» a distanza, un eventuale orso nelle vicinanze ha così la possibilità di allontanarsi al primo segnale su un loro imminente arrivo. E non parliamo di campanacci o chissà quali strumenti rumorosi nel bosco, ma il parlare, il rumore dei bastoncini contro il suolo, o anche semplicemente il procedere degli scarponi sul terreno possono essere sufficienti. Al contrario, un fungaiolo che si muove concentrato nella sua ricerca, un singolo escursionista, forse anche un po’ distratto, o qualcuno che si avvicina furtivamente all’orso, magari per una fotografia, può certamente spaventare l’animale e causare una imprevista reazione.

Un orso che attacca l’uomo è più probabile che poi lo faccia una seconda volta? Può diventare un aggressore seriale di uomini?

Queste sono storie da film, parlo di casistica mondiale in cui sono davvero rari i casi in cui orsi abbiano divorato uomini e sempre per motivazioni particolari che sono lontane da quello che è successo anche in passato in Trentino. Un nostro orso può difendersi da quella che lui giudica in quel momento una intrusione e scappare le mille volte successive. Così come un orso può diventare «confidente» per un periodo della sua vita avvicinandosi a luoghi abitati per poi tornare tra le montagne per gli anni successivi. Pensare di capire un orso e legarlo per sempre ad un singolo evento è alquanto superficiale.

Come pensi si debba gestire un orso confidente o che sia «reo» di aggressione?

Gli orsi sono animali tutelati da leggi nazionali e da convenzioni internazionali. Aggiungo che erano animali protetti anche quando la Provincia autonoma di Trento ha autorizzato la sua reintroduzione nel 1999 e continuano a esserlo ancora adesso e quando si discute sull’abbattimento di animali problematici. Non sono normative plasmabili a piacimento e solo in casi particolari ci possono essere delle discriminanti ad un loro abbattimento, eventualità che difatti è prevista da uno specifico protocollo sulla gestione di particolari eventi. Da zoologo ti dico che l’orso, come tutta la fauna selvatica del nostro paese può e deve essere gestita, ma sempre e comunque con azioni tecniche corrette e oggettivamente ponderate. Detto questo se un orso, in seguito ad accertamenti e valutazione, dovrà essere abbattuto, bisognerà certamente farlo con onestà scientifica e con la consapevolezza che una tale azione dovrà necessariamente portare benefici a tutta la sua popolazione. Ma è pur vero che affermare generalmente che l’orso non può vivere in Trentino o di relegarlo nei luoghi più remoti e lontani dalle attività umane è il solito concetto ignorante e antropocentrico per cui la natura va imbrigliata e modellata alle sole nostre esigenze. Approccio grossolano per cui ovunque si continuano a vedere gravi forme di dissesto del territorio e squilibri ambientali.

Cosa immagini per il futuro dell’orso in Trentino?

È evidente che si è creata una competizione sul territorio tra due specie, Ursus arctos e Homo sapiens, in cui per nostra stessa definizione siamo quella più intelligente e che ha pertanto la capacità di prendere sempre la decisione migliore, spesso a scapito delle altre. Continuo a sperare in un cambio di approccio verso questo plantigrado che non è arrivato casualmente tra queste montagne ma che le passate politiche di conservazione hanno fortemente voluto in Trentino. Vorrei un territorio di convivenza in cui la gente, prima di gridare la propria paura dell’orso, avesse la volontà di informarsi senza pregiudizio e senza farsi influenzare dai proclami di corporazioni e portatori di interessi. Dove, prima di sparare pallottole verso l’orso, ogni Ente preposto alla sua gestione dovrebbe aver svolto correttamente il proprio compito di informazione su chi è davvero l’orso, cosa porta sul territorio e cosa può anche togliere. Una semplice educazione alla convivenza uomo-orso che in Trentino è purtroppo assente da tempo. Più semplice è diventato fare altro.