Il benzinaio Graziano Stacchio nel febbraio del 2015 regolò a colpi di fucile i conti con alcuni rapinatori che stavano colpendo una gioielleria di fronte alla sua stazione di servizio, nella bassa vicentina. Un uomo venne ucciso ma lui venne portato a riferire in parlamento, come simbolo della giustizia fai-da-te, dalla Lega. Più a sud, nella provincia di Arezzo, un caso simile sta per innescare un meccanismo analogo. Il tutto accade all’indomani dell’approvazione del decreto sicurezza e mentre si aprono le danze per l’annunciata legge sulla legittima difesa che tanto sta a cuore a Matteo Salvini.

Sono le 3.52 della notte tra martedì e mercoledì quando alla centrale del 118 arriva una richiesta di soccorso. Viene da Monte San Savino, piccolo centro di 8 mila abitanti nel cuore della Val di Chiana. È un posto a misura d’uomo, con un borgo medievale che solo pochi anni fa ha ospitato la cerimonia per il Guinness dei primati della porchetta più grande del mondo: quasi 45 metri. Poco più in giù, nella zona industriale, sorge il capannone di via della Costituzione dove si trova l’azienda che commercia pneumatici di Fredy Pacini, 57 anni. La chiamata viene registrata e nel giro di pochi minuti l’ambulanza arriva assieme ad una pattuglia di carabinieri, che lo stesso Pacini aveva chiamato poco prima di comporre il 118. Trovano un uomo a terra. Cercano di rianimarlo ma non c’è nulla da fare. Risulterà essere un cittadino moldavo di 29 anni, incensurato.

Accanto a lui, sull’asfalto, viene ritrovato il piccone che doveva servire a rompere la finestra e introdursi nell’officina. Sarebbe riuscito a fuggire un complice. Pacini racconta di aver sentito de rumori, di essere sceso verso il piano terra e quindi aver esploso cinque colpi di pistola. Due sono andati a segno, hanno colpito la vittima al femore e alla coscia. Una, quella letale, ha reciso l’arteria femorale.

Pacini è noto in città, in passato si era trovato davanti alle telecamere delle televisioni locali per denunciare tentativi di furto. «Alla vetreria dove mi servo non vengono nemmeno più a prendere le misure dei vetri spaccati dai ladri, basta che gli dico qual è che hanno già tutti i dati», aveva raccontato. Per questo aveva ricavato una stanzetta al primo piano, sopra il grande locale che ospita l’officina, per sorvegliare i suoi possedimenti. Pattugliava la sua azienda armato di pistola, una Glock regolarmente denunciata.

Quante rapine avevano giustificato un tale allarme? Lui dice trentotto, ma negli ultimi cinque anni risulterebbero soltanto sei denunce. «Non tutti gli episodi sono stati denunciati da Pacini» spiega il suo avvocato. Per il legale le carte bollate documenterebbero solo i casi «più eclatanti»: in due occasioni vennero rubate le bici sportive di valore che vengono vendute e affittate in uno spazio adiacente all’officina. Negli altri episodi messi a verbale i furti non erano andati a buon fine.

Tanto basta perché Pacini, che risulta indagato per eccesso di difesa e che oggi verrà interrogato, raccolga il sostengo del ministro dell’interno. Salvini ha chiamato il commerciante per rappresentargli «la vicinanza delle istituzioni». È riuscito a raggiungere il suo legale: «Pacini non se l’è sentita di parlare – dice ancora l’avvocato – è troppo scosso».

In serata arriva un messaggio di vicinanza da parte di Stacchio in persona. Al benzinaio del vicentino avevano dedicato striscioni che lo promuovevano a «eroe della patria». Pacini verso mezzogiorno è tornato alla sua azienda. Qui ha trovato gente ad applaudirlo e un cartello con la scritta «Io sto con Fredy». Su Facebook spunta un gruppo di appoggio al commerciante aretino, dal quale si convoca una fiaccolata in suo sostegno. Piovono like e messaggi di solidarietà, in serata erano già oltre 14 mila. La manifestazione è prevista per venerdì sera, nel centro storico.