Il lunghissimo Consiglio dei ministri di ieri ha formalizzato un calendario orientativo per la desescalada, il graduale ritorno a «una nuova normalità», come l’ha definita lo stesso presidente del governo Pedro Sánchez.

Pur con l’abituale vaghezza sui dettagli delle misure adottate (che come sempre vengono chiarite nottetempo in edizioni della gazzetta ufficiale fiume), il quadro generale è chiaro. A partire da lunedì 4 maggio, e sempre che i dati sull’infezione mantengano la tendenza al miglioramento (ieri erano 301 le vittime, per un totale di quasi 24mila, circa un decimo degli infettati ufficiali: la lunga coda mantiene la lenta discesa) cominceranno a riaprire alcune attività.

Ci saranno 4 fasi: la 0 (che inizierà il 4 maggio), la 1 (4 isole potranno passare direttamente a questa fase il 4 maggio), la 2 e la 3. Ma non ci sono date concrete stabilite, e in più ci sarà una certa flessibilità territoriale a seconda delle situazioni. Si farà per province o per isola.

Se tutto va bene, in circa 8 settimane, a fine giugno, la Spagna entrerà in una “nuova normalità”. La fase 0 sarà di “preparazione” con alcune misure di alleggerimento (tipo la possibilità di fare esercizio o di aprire attività commerciali su appuntamento), mentre nella 1 potranno riaprire le “terrazze”, gli spazi all’esterno dei ristoranti, con una limitazione del 30% della capienza, gli hotel, sempre con un limitato numero di clienti, e le palestre, per allenamenti individuali. Nella fase 2 potranno cominciare a tornare le persone in bar e ristoranti, cinema e musei e anche piccole riunioni (massimo 50 persone al chiuso e massimo 400 all’aperto e sedute). Chiese al 50% della capacità. Solo nella 3 verrà permessa la mobilità fra province e la capienza dei locali potrà arrivare al 50%, ma sempre mantenendo i 2 metri di distanza. Il governo coordinerà tutto, prolungando lo stato di allarme, ma concorderà con le autorità locali la fase adeguata per ciascun territorio.

Addio ufficiale all’anno scolastico fino a settembre, anche se saranno possibili attività per i più piccoli quest’estate e eventuali attività di recupero. Telelavoro modalità preferenziale fino almeno alla fase 3. «Se dobbiamo scegliere fra prudenza e rischio, scegliamo la prudenza», ha detto Sánchez. «Andiamo senza Gps, il piano è flessibile. Dobbiamo combattere l’impazienza». Il governo spera che l’infezione sia sotto controllo, ma non c’è nessuna traccia nelle parole di Sánchez delle altre 5 condizioni dell’Oms per iniziare la riapertura: se si sarà in grado di identificare rapidamente nuovi fuochi di infezione, il controllo dei luoghi più vulnerabili, come residenze sanitarie, le misure preventive nei posti di lavoro, il controllo del rischio dei casi importati e infine una pedagogia per tutta la popolazione.
Intanto l’Ocse ha rettificato: la Spagna non è l’ottava, ma la 17esima per numero di test Pcr (22,3 per mille, contro i 29,7 dell’Italia e i 23,1 di media). E ieri i dati sulla disoccupazione fino al 31 marzo sono stati l’attesa batosta: 300mila lavoratori in meno, a cui aggiungere il mezzo milione in cassa integrazione.