Jimmy Romero Taboada, tifoso del Deportivo La Coruña ucciso il 30 novembre scorso da appartenenti al Frente Atlético, gruppo ultras dell’Atletico Madrid, è l’ultima vittima mortale di un’azione dell’estrema destra spagnola. Nello specifico, di quella parte dell’arcipelago nero che si ritrova nelle gradinate degli stadi del Paese, a partire da quelle dei tre principali club della Liga: Atletico, Real Madrid («Ultras Sur») e Barcellona («Boixos Nois»).

La violenza non è appannaggio esclusivo dei fascisti delle curve: anche le organizzazioni propriamente «politiche» dell’estrema destra non scherzano, come dimostrano aggressioni ai danni di militanti di sinistra nei campus universitari o nei quartieri – le più recenti in quello di Usera, periferia della capitale. Nella memoria degli antifascisti madrileni è ancora vivo il ricordo del 16enne Carlos Palomino, accoltellato mortalmente da un militante di Democracia Nacional (Dn) nel novembre di otto anni fa.

Dn è una delle principali sigle del mondo neofascista iberico, violento ma numericamente debole, frastagliato dal punto di vista organizzativo e – per fortuna – senza alcuna forza elettorale. Per tutti o quasi il modello è «Alba Dorata», ma le percentuali nelle urne sono molto diverse: alle ultime europee Dn ha ottenuto solo lo 0,08 per cento. Non fanno meglio il gruppo (perfettamente legale) che si dichiara erede del partito unico del regime franchista, la «Falange española de las Jons», o il «Movimiento Social Republicano», legato all’italiana «Fiamma Tricolore» e agli ungheresi di Jobbik.

Ma oltre al neofascismo militante, in Spagna esiste la più classica delle destre estreme «in doppiopetto». Si trova in settori silenziosi ma influenti interni o affini al Partido popular, fondato da un ex ministro di Franco, nella magistratura, nel giornalismo e nel mondo della cultura istituzionale.

Un solo esempio: la «Reale Accademia di scienze storiche», organismo pubblico che ha dato alle stampe un monumentale dizionario biografico degli spagnoli, nel quale Franco non viene definito come dittatore. Chi ha scritto quella voce? Uno storico medievista vincolato alla «Fondazione Francisco Franco» (sic!), membro dell’Opus Dei e presidente della «Fratellanza del Valle de los Caídos», memoriale (con annesso monastero) in cui è sepolto il Caudillo.