Lo spionaggio contro i partiti indipendentisti era già emerso nel 2020, ai danni del presidente del Parlamento regionale catalano Roger Torrent. Ma ora un gruppo di esperti canadesi denuncia un’attività di cyberspionaggio assai più sistematica ed estesa, e quindi più inquietante.

Secondo l’inchiesta dal titolo «Come le democrazie spiano i loro cittadini», pubblicata dal The New Yorker, ben 65 esponenti politici per lo più catalani sono finiti nel mirino di Madrid tra il 2017 ed il 2020.

Secondo il rapporto di un gruppo di ricercatori dell’Università di Toronto specializzati in cybersicurezza – denominato Citizen Lab – citato dal periodico statunitense, l’attività di spionaggio si sarebbe avvalsa dell’utilizzo del software israeliano Pegasus, in grado di hackerare gli smartphone dopo averli infettati.

Nella lista resa nota figurano gli ultimi quattro presidenti della Generalitat, il governo regionale di Barcellona, da Artur Mas a Pere Aragonès, passando per Carles Puigdemont – attualmente in esilio in Belgio – e Quim Torra. Il rapporto cita anche eletti, dirigenti e attivisti di Junts, di Erc e della Cup (anticapitalisti) oltre che alcuni degli avvocati che li difesero durante il processo per sedizione e malversazione contro gli organizzatori del referendum per l’indipendenza del 2017, conclusosi con la condanna a pene tra i 9 e i 13 anni di carcere, di nove degli accusati.

Nella lista fornita da Citizen Lab figurano vari dirigenti di associazioni di massa come l’Assemblea Nazionale Catalana ed Òmnium Cultural, alcuni giornalisti e vari parlamentari e deputati europei. L’elenco, infine, include il leader della sinistra indipendentista basca Arnaldo Otegi, il parlamentare basco Jon Iñarritu e l’ex leader della branca catalana di Podemos, Albano Dante Fachin.

L’impresa israeliana Nso Group afferma che il suo programma di hackeraggio è stato venduto solo ad alcuni governi per aiutarli a combattere la criminalità organizzata e minacce di natura terroristica. L’esecutivo spagnolo – prima guidato da Mariano Rajoy (destra) e poi dal socialista Pedro Sánchez – ha sempre negato di aver mai utilizzato Pegasus e l’intelligence di Madrid (Cni) si dice estranea. Ma già nel 2020 Guardian ed El País rivelarono che i servizi spagnoli erano in possesso del programma israeliano. Inoltre il ministero della Difesa, a una richiesta di chiarimenti da parte di Amnesty International, rispose che si trattava di informazioni classificate. L’organizzazione internazionale per i diritti umani conferma le rivelazioni del Citizen Lab, si appella all’intervento della speciale Commissione d’Inchiesta del Parlamento europeo e chiede al governo spagnolo di rivelare esplicitamente se sia o meno in possesso di Pegasus. Isabel Rodríguez ribatte che l’esecutivo di cui è portavoce «non ha nulla da nascondere».

Veementi le proteste degli spiati; il capo del governo catalano Aragonés definisce l’accaduto una «vergogna ingiustificabile»; Puigdemont parla di «guerra sporca».