Verosimilmente, la ministra della sanità socialista Carmen Montón, uno dei volti più impegnati socialmente del governo Sánchez, ha i giorni contati. Gli implacabili giornalisti del eldiario.es l’hanno inchiodata. Il suo master su uguaglianza di genere all’Università Rey Juan Carlos I è farlocco. Proprio come quello, nella stessa università, dell’ex presidente della comunità di Madrid, la popolare Cristina Cifuentes (che dovette alla fine dimettersi per l’inchiesta del giornale), e del nuovo segretario del Pp Pablo Casado, su cui pende un’inchiesta giudiziaria (sempre grazie al eldiario.es). Meno grave del caso Cifuentes (in quel caso non esiste neppure la tesi), il caso Montón è molto simile a quello di Casado: corsi convalidati senza presentarsi in classe, valutazioni date alla leggera e favoritismi.

Per Sánchez è rischioso mantenere a lungo la sua difesa: primo perché la posizione della sua ministra potrebbe rivelarsi più grave del previsto, e secondo perché lo priva della principale arma politica contro Casado.

La perdita di Montón obiettivamente è un peccato: è una delle ministre più di “sinistra” del governo: in questi 100 giorni, la medico si è già distinta per aver difeso la sanità pubblica, per la sua lotta contro le pseudomedicine, per l’intenzione di restituire la copertura sanitaria agli immigrati, per l’abolizione dei ticket e per aver lanciato una legge di protezione per l’infanzia. Ai tempi di Zapatero fu la deputata incaricata di difendere la legge sul matrimonio gay.