Il collettivo Lgtbi spagnolo si avvicina a un nuovo traguardo storico. La proposta di legge «contro la discriminazione per orientamento sessuale, identità o espressione di genere e caratteristiche sessuali, e di uguaglianza sociale di lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, transgender e intersessuali» ha fatto ieri il primo passo parlamentare. Tutti i gruppi del Congresso spagnolo hanno dato il via libera alla discussione della proposta presentata da Unidos Podemos il 12 maggio scorso (anche se i socialisti chiedono «migliorie tecnico-giuridiche»). Il Pp, pur riconoscendo che «esiste ancora discriminazione sessuale contro certe persone», ha promesso un testo alternativo a quello presentato che ha qualificato come «raffazzonato». Se verrà approvata, sarà la legge più avanzata dei sei anni di governo conservatore. Si tratta infatti del «culmine definitivo del percorso verso la uguaglianza e la giustizia sociale» basato sulla «diversità come valore», recita lo stesso testo.

L’introduzione alla legge riporta che «il genere è una categoria umana che può essere in costante evoluzione e come tale deve essere percepito come un’esperienza vitale, un percorso diverso in tempi e forma. Per questo, la legge include quelle persone che, d’accordo con la diversità di identità e di orientamento di genere, si identificano con categorie dinamiche non binarie che riflettono la loro identità o espressione non normativa: travesti, cross dresser, drag queens, drag kings, queers, gender queers, agenere, tra gli altri».

La proposta è stata scritta assieme alla Federazione statale Lgtb, che riunisce le principali associazioni di tutta la Spagna e la sua approvazione è una gran rivendicazione del collettivo degli ultimi anni in Spagna. Molte comunità autonome, fra cui la Catalogna, Madrid e l’Andalusia, hanno approvato norme analoghe, ma è la prima volta che si affronta il tema della discriminazione Lgtbi a livello nazionale.

Nel suo testo attuale, che certamente vedrà alcune modifiche, è una delle leggi più avanzate nel mondo, soprattutto per quanto riguarda i diritti delle persone transessuali e transgenere. Uno degli obiettivi della legge è infatti quello della depatologizzazione della transessualità. Come in Italia, le persone transessuali per potersi sottoporre a un trattamento oggi devono essere visitate da uno psichiatra che deve diagnosticare loro una «disforia di genere». In sostanza, vengono trattati come malati mentali. La futura legge lo proibirà, giacché «l’esperienza transessuale o trans genere non è una malattia, un disturbo o un’anomalia, ma forma parte della diversità umana», recita il testo all’articolo 20, nel lungo capitolo dedicato ai temi della salute. A partire dai 16 anni si potrà accedere alle cure per la riassegnazione del sesso, e dalla pubertà ai farmaci per bloccare lo sviluppo ormonale (misure molto criticate dal Pp). Inoltre tutti avranno diritto, anche se minori e anche a scuola, a essere trattati secondo l’identità di genere manifestata. Viene anche garantito il diritto ad accedere alle terapie riproduttive alle lesbiche.

Altra grande novità è la creazione di un Centro di memoria storica Lgbti e di organismi governativi che si occupino specificamente delle discriminazioni.

Nel testo, che si occupa di tutele nell’ambito della giustizia, del lavoro, dell’educazione, dello sport e delle forze armate, promuovere le cosiddette «terapie riabilitative» per smettere di essere gay viene considerata una infrazione molto grave, come gli atti di umiliazione o degradazione, o il licenziamento di una persona a causa del suo orientamento o identità sessuale, tutti punibili con multe salate o la chiusura per esempio di locali o la privazione delle licenze.