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Spagna, per i socialisti un passo verso il governo

Spagna, per i socialisti un passo verso il governoLa nuova presidente del Congresso, Francina Armengol, e Pedro Sánchez – Ap

Madrid Patto con gli indipendentisti: il Psoe elegge la presidente della Camera bassa. Armengol passa con due voti in più della maggioranza assoluta. Pp e Vox divisi alla meta

Pubblicato circa un anno faEdizione del 18 agosto 2023

Il primo importante scoglio è superato. Dopo serrate trattative, ieri, a ridosso del voto per l’Ufficio di Presidenza del Congresso dei deputati, il Psoe di Pedro Sánchez ha ottenuto anche il sì degli indipendentisti catalani. A presiedere la Camera bassa sarà Francina Armengol, 52enne socialista ex presidente del governo delle Baleari, esplicitamente repubblicana e sostenitrice del carattere plurinazionale della Spagna e per questo gradita agli indipendentisti.

Armengol ha ottenuto 178 voti, due in più della maggioranza assoluta; per lei hanno votato, oltre ai socialisti e alle sinistre coalizzate in Sumar, tutti i partiti nazionalisti e indipendentisti catalani, baschi e galiziani. L’elezione della presidente della Camera ha costituito la prova generale di quella che il premier uscente spera siano le votazioni per la scelta del nuovo governo. Dopo l’annuncio dell’accordo, l’ex president catalano Carles Puigdemont ha tenuto a precisare che il sì di Junts per Catalunya (centrodestra indipendentista) non deve essere considerato un ok scontato all’investitura di Sánchez.

Ma indubbiamente l’elezione di Armengol spiana la strada – salvo eventuali incidenti di percorso – alla rielezione di Sánchez da parte di una «maggioranza progressista e multinazionale», rinfrancata dalla spaccatura tra il Partito Popolare e Vox, a causa della quale l’estrema destra non ha ottenuto nessun membro nell’organismo di governo dell’emiciclo.

Dopo il no del leader dei Popolari, Núñez Feijóo, a un accordo sulla spartizione dei membri dell’ufficio di presidenza, Vox ha deciso di votare il suo candidato Ignacio Gil Lázaro, che ha incassato 33 preferenze. La popolare Cuca Gamarra si è fermata a 139, ottenendo i voti di Pp, Coaliciòn Canaria e Unione del Popolo Navarro.

Il centrosinistra ha segnato un punto importante. Controllare la mesa del Congreso, che gestisce l’attività parlamentare e ammette proposte di legge ed emendamenti, permetterà ai socialisti e a Sumar di facilitare l’azione di governo, tenendo conto che i Popolari possono contare su un’amplissima maggioranza al Senato, dove hanno conquistato 4 dei 7 componenti della presidenza compreso il presidente Pedro Rollán, eletto con 142 voti. Anche qui Vox ha votato un candidato di bandiera, fermo a 3 preferenze, mentre i restanti 114 senatori hanno consegnato la scheda in bianco.

In cambio dell’elezione di un Ufficio di Presidenza a maggioranza progressista (il Pp ha ottenuto 4 membri, il Psoe 3 e Sumar 2) il partito di Puigdemont e la Sinistra Repubblicana di Catalogna hanno ottenuto l’impegno da parte dell’organismo a consentire l’uso delle lingue co-ufficiali nel corso dell’attività parlamentare e a chiedere formalmente alle istituzioni europee di fare lo stesso. Nel suo intervento d’investitura Armengol ha annunciato che d’ora in poi sarà possibile, per i deputati, intervenire in catalano, basco e galiziano in nome della necessità di rappresentare la «Spagna reale» all’interno dell’emiciclo.

Non sono gli unici risultati che Erc (indipendentisti catalani di sinistra) e Junts potranno presentare al proprio elettorato. Psoe e Sumar si sono formalmente impegnati a non intralciare la creazione di una commissione d’inchiesta parlamentare che indaghi sullo spionaggio esercitato contro numerosi dirigenti indipendentisti tramite lo spyware israeliano Pegasus. Puigdemont ha poi ottenuto il via libera a un’altra commissione d’inchiesta, diretta stavolta a chiarire le eventuali responsabilità o negligenze dei servizi spagnoli nelle stragi compiute da una cellula jihadista che il 17 agosto del 2017 provocò una strage sulle Ramblas di Barcellona e a Cambrils, uccidendo 16 persone. Secondo alcune fonti l’imam di Ripoll Abdelbaki es Satty, ritenuto il capo della cellula, era un informatore del Centro Nazionale di Intelligence di Madrid, che avrebbe nascosto alla polizia catalana informazioni utili a impedire la strage. I catalani hanno per ora dovuto rinunciare a un’amnistia per tutti coloro che sono oggetto di procedimenti giudiziari per il loro ruolo nel referendum per l’autodeterminazione del 2017 e per le massicce proteste che seguirono la condanna di numerosi eletti e ministri catalani (poi indultati da Sánchez) nel 2019. Erc e Junts, in competizione e criticati dall’indipendentismo radicale, promettono di tenere duro sull’amnistia nelle trattative per il governo.

Da parte loro i Popolari, pure usciti vincitori dal voto del 23 luglio, sembrano in panne, incapaci di capitalizzare il risultato. La destra accusa Sánchez di essere «telecomandato a distanza» (per la precisione dal suo esilio belga) da Carles Puigdemont, e Feijóo insiste sul fatto che Filippo VI debba concedergli l’incarico di formare l’esecutivo in qualità di leader del partito più votato, nonostante le scarse possibilità di spuntarla e la frattura con Vox.

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