Le granitiche decisioni del Partito popolare iniziano poco a poco a sgretolarsi, a pochi mesi dalle elezioni che certamente sottrarranno loro il governo.

Se nel 2012 erano convinti che modificare il principio della copertura sanitaria universale, in particolare per escludere i migranti irregolari, non sarebbe costato molto in termini elettorali, nel 2015 con un nuovo ministro della Salute (la precedente dovette dimettersi per un caso di corruzione in famiglia), con i governi di sette comunità autonome precedentemente in mano ai Popolari che hanno cambiato colore dopo le elezioni di maggio, e con cinque ricorsi di incostituzionalità di altrettante comunità autonome ancora da risolvere, lo scenario diventa molto più complicato.

Appena entrata in vigore la polemica norma – il Real decreto 16/2012 – cinque comunità autonome (quelle non in mano al Pp) avevano impugnato la legge davanti al Tribunale costituzionale. Con la proverbiale lentezza di questo organo, specchio fedele degli equilibri partitici del momento, ancora non c’è stata una decisione, e non si sa se ce ne sarà una in tempi brevi. Nel frattempo queste cinque comunità hanno già previsto meccanismi per aggirare la legge: dopotutto la sanità è una competenza delle autonomie regionali. Ma a queste cinque dal maggio scorso si stanno aggiungendo altre comunità, che nelle scorse settimane hanno apportato modifiche che stanno restituendo il diritto di accesso alla sanità anche alle persone non dotate di permesso di soggiorno.

L’ultima a sommarsi a questo previsto cambio di tendenza è però la comunità di Madrid, una delle poche roccaforti rimaste in mano al Pp, anche se una delle più simboliche, per bocca della sua presidente: Cristina Cifuentes. Che ieri ha annunciato la creazione di una tessera sanitaria “diversa” da quella di tutti gli altri cittadini ma che comunque permetterebbe l’accesso al medico di base e ai medici specialisti agli immigrati all’interno della comunità. Si tratta di un annuncio sorprendente: due giorni fa il segretario generale del ministero della Salute aveva addirittura minacciato con multe milionarie le comunità autonome che stavano restituendo il diritto alla salute a tutti i loro cittadini.

Davanti a una situazione così difforme fra le varie comunità e in aperto contrasto con lo spirito e la lettera della legge approvata con entusiasmo dal Pp solo tre anni fa, Cifuentes ha chiesto che le diverse comunità autonome trovino il modo di armonizzarsi tra loro. Lo stesso ministro della Salute, Alfonso Alonso, a capo del ministero dal marzo scorso, aveva annunciato appena preso possesso dell’incarico che avrebbe rivisto la norma. Dopo cinque mesi dal ministero non si è mossa una foglia, ma sono le stesse comunità a riportare la sensatezza (e la giustizia) a una legge che ha avuto l’unico effetto di peggiorare le condizioni dei pronti soccorsi (a cui l’accesso non può essere negato), peggiorare le condizioni di salute di tutte quelle persone che non possono curarsi (ci sono anche stati alcuni casi di decessi molto polemici) e, in ultima analisi, di peggiorare le condizioni di salute di tutta la popolazione – basti pensare al caso di persone con qualsiasi tipo di malattia virale che non possono più accedere ai farmaci che li aiutano a guarire o a ridurre la carica virale.