A volte un solo numero racconta una società più di mille parole. In questo caso si tratta di una percentuale: 1780%. In tempi di crisi, non siamo abituati a vedere un capitolo di spesa che aumenta tanto: è l’aumento spettacolare che quest’anno subisce la spesa per l’acquisto di «materiale antidisturbo ed equipaggiamento specifico di protezione e difesa» del ministero degli interni spagnolo. In altre parole, il budget per questo capitolo aumenta di quasi 19 volte, passando da 173.670 euro nel 2012 a 3,26 milioni nel 2013. La notizia, per la verità, è della fine dello scorso anno, quando si discuteva la finanziaria per il 2013. Ma l’hanno ritirata fuori proprio in questi giorni il quotidiano eldiario.es e in un editoriale Luís Ocaña, un avvocato andaluso che è molto attivo nella difesa dei diritti sociali. E come fa notare il giurista, non è un caso: «Spendere di più per il materiale repressivo si giustifica per liquidare la protesta sociale». La previsione del governo è quella di arrivare a spendere 10,02 milioni di euro fino al 2016, una quantità di denaro davvero considerevole, soprattutto se si considera che la Segreteria di stato alla sicurezza ha visto diminuire il suo budget del 5,74% – e con tutto questo, come sottolinea una nota del ministero dell’interno citata dallo stesso eldiario.es, «l’investimento in sicurezza pubblica si mantiene intorno allo 0,60% del Pil».

Secondo il Boe, l’equivalente della Gazzetta Ufficiale in Spagna, nel 2009 un giubbotto antiproiettile valeva 389 euro. E ognuno dei famigerati scudi trasparenti usati dalla polizia nelle manifestazioni è costato “solo” 140 euro, i gas lacrimogeni 27,90 euro a granata e le pallottole di gomma 90 centesimi l’una.

Sarà proprio per il costo così basso che la polizia autonomica catalana ha deciso di non disfarsene: proprio questo mese il ministro degli interni catalano Manel Prat ha deciso di respingere la richiesta di rinunciare all’uso di quest’arma per la sua pericolosità (solo in Catalogna negli ultimi 3 anni, 7 persone hanno perso un occhio, fra cui l’italiano Nicola Tanno, fondatore dell’associazione Stop bales de goma). L’associazione aveva presentato al parlamento di Barcellona una serie di dati sull’uso smodato e fuori dai trattati internazionali di questo tipo di armi durante le manifestazioni, suggerendo l’impiego di cannoni ad acqua, ma Prat aveva risposto che semmai si useranno entrambe le cose.

Per avere un’idea del livello della tensione sociale, nella sola Madrid, secondo la delegata del governo Cristina Cifuentes (al centro di molte polemiche per aver chiesto di «modulare» il diritto allo sciopero, per essersela presa con la Pah, la Piattaforma cittadina che difende gli sfrattati, per aver paragonato ai nazisti i manifestanti che l’anno scorso hanno circondato il Congresso e altre simili amenità) il numero di manifestazioni nei primi mesi del 2013 ha già superato le 1600, il doppio che l’anno precedente nello stesso periodo.