Era previsibile: dopo il beau geste del nuovo governo di Pedro Sánchez verso l’Aquarius e i suoi 630 naufraghi, ora gli occhi sono puntati sulla Spagna.

ANCHE LA NAVE LIFELINE venerdì notte ha chiesto al governo iberico aiuto per ottenere 234 visti umanitari, ma senza ottenere risposta, come ha raccontato ai giornali il fondatore Axel Steier. La nuova emergenza umanitaria mette in crisi la Spagna, che durante il weekend ha già affrontato l’arrivo di un migliaio di migranti, salvati dalla guardia costiera spagnola, Salvamiento Marítimo, al largo delle coste sud dell’Andalusia. Ora dal governo Sánchez arrivano solo frenate. Il ministro delle infrastrutture José Luís Ábalos ha detto ieri mattina che pur manifestando una «visione umanitaria rispettosa», la Spagna non può «costituirsi nell’organizzazione di salvataggio marittimo di tutta Europa».

LA SINDACA DI BARCELLONA Ada Colau già domenica sera, come aveva fatto per l’Aquarius, aveva chiesto al governo di considerare Barcellona come porto sicuro e di aiutare tutte le ong a salvare le vite in mare. In serata anche il nuovo presidente catalano Quim Torra aveva rilanciato: la Catalogna può accogliere un minimo di 1.800 persone. Ieri sia il partito di Esquerra Republicana al Congresso, sia il segretario di Izquierda Unida, Alberto Garzón, per lettera, si sono aggiunti alle richieste al governo di intervenire per salvare la nave tedesca e la danese Alexander Maersk, con il suo carico di più di 110 persone a bordo.

GARZÓN HA AGGIUNTO che è necessario un cambio delle politiche europee sul tema immigrazione, con la richiesta di abolizione dei Cie, dentro e fuori dai confini europei. Domenica notte la senatrice di Izquierda Unida Vanessa Angustia ha visitato la Lifeline e ha spiegato a eldiario.es qual è la drammatica situazione a bordo.

Ma il ministro degli esteri Josep Borrell ha spiegato ieri a Lussemburgo che non siamo di fronte – a suo parere – a un «nuovo» Aquarius, aggiungendo che in questi casi bisogna agire come Europa. Anche la ministra della difesa Margarita Robles, sempre dal Lussemburgo, ha ribadito il pensiero dell’esecutivo: «La Spagna è sempre stata un paese con posizioni umanitarie che questo governo vuole rafforzare. Ma sapendo che i problemi della migrazione sono sempre problemi che non si circoscrivono a un paese unico, ma bisogna guardarli nell’ambito della Ue». Il tempo dei gesti è finito, ora è arrivata l’ora della politica.