«Taci, l’amico ti ascolta». Così, in Germania, il quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung ha ironizzato sui risvolti locali del Datagate: parafrasando i manifesti di propaganda della Seconda guerra mondiale – «Taci, il nemico ti ascolta» – e definendo gli Stati uniti, che avrebbero spiato illegalmente il cellulare della cancelliera Angela Merkel fin dal 2002, «una potenza d’occupazione informatica». L’opposizione ha chiesto un’indagine parlamentare ottenendo una tacita intesa. C’è chi vorrebbe sospendere le discussioni su un accordo di libero scambio tra l’Unione europea e gli Stati uniti, ma Merkel si oppone. Intanto, questa settimana la Germania invia a Washington una rappresentanza di alti vertici dei suoi servizi segreti. Anche una delegazione del comitato per le libertà civili del Parlamento europeo ha programmato un viaggio negli Usa. E oggi in sede Onu dovrebbe essere discussa la bozza di risoluzione proposta da Germania e Brasile e sostenuta da 21 paesi: che delinea nuove norme legislative per tutelare la «sorveglianza extraterritoriale delle comunicazioni private e le intercettazioni di dati personali dei cittadini in giurisdizioni straniere». Secondo il quotidiano spagnolo El Mundo, l’Agenzia nazionale per la sicurezza Usa (Nsa) ha intercettato in un mese, tra dicembre 2012 e gennaio 2013, oltre 60 milioni di comunicazioni telefoniche in Spagna. Il capo del governo di destra, Mariano Rajoy, ferreo alleato degli Stati uniti, ha dichiarato prudentemente che «per il momento» il suo paese non avrebbe aderito alla bozza di risoluzione di Germania e Brasile. Madrid ha tuttavia convocato l’ambasciatore Usa, James Costos.
E lo scandalo delle intercettazioni illegali, messo in atto dalla Nsa e rivelato quest’estate dall’ex consulente Cia Edward Snowden, continua a creare imbarazzi e levate di scudi, autentiche o dovute, nei paesi alleati degli Stati uniti. Ogni giorno si aggiungono nuovi dati, tratti dagli oltre 30.000 documenti segreti trafugati dalla «talpa del Datagate» e diffusi da numerosi media. Il sito Cryptome, antesignano di Wikileaks, ha pubblicato i numeri ricavati dai nuovi documenti segreti presi in esame. Nel gennaio 2013, l’intelligence Usa ha intercettato telefonate e messaggi e-mail in tutti i continenti: 6.280 milioni in India, oltre 1.700 milioni in Iran, 12.760 milioni in Pakistan… Nsa e Cia hanno collaborato anche nelle operazioni dei droni, gli aerei senza pilota concepiti per uccidere oltre leggi e frontiere.
Anche in Italia sono state spiate 46 milioni di telefonate: meno della Germania (361 milioni), o della Francia (70,2 milioni), ma più che nei Paesi bassi (1,8 milioni). In tutta Europa – secondo altri file di Snowden – erano attive basi di intelligence Usa, alcune delle quali in Italia. Per i servizi segreti italiani, però, «non ci sono evidenze» dei dati pubblicati: e poi occorre distinguere tra l’attività di spionaggio (un’azione ostile) e il monitoraggio di metadati, ove l’intercettazione scatta quando si ascoltano determinate parole considerate sospette. Un’attività praticata dalle intelligence di ogni paese e dispiegata a tutto campo dagli Usa dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. Un mese dopo, col pretesto della «lotta al terrorismo», è stato adottato il Patriot Act, la legge che ha consentito lo strapotere delle 16 agenzie di intelligence Usa.
Sabato scorso, circa 5.000 persone hanno manifestato a Washington contro la Nsa, consegnando al Congresso una petizione firmata su internet da oltre 575.000 persone per chiedere «la fine dello spionaggio americano» e delle «menzogne»: «Staccate la spina a Big Brother», dicevano i manifestanti, quasi tutti giovanissimi. Intorno a una grande bandiera rotonda con su scritto «smettetela di sorvegliarci», i dimostranti hanno ringraziato Snowden, attualmente rifugiato in Russia, che aveva poco prima rivolto loro un messaggio, invitandoli a diffidare delle menzogne.
«Se i cittadini europei conoscessero esattamente il caso, applaudirebbero e stapperebbero champagne. I nostri programmi hanno garantito la sicurezza dei francesi, degli Stati uniti e di tutti gli alleati europei», ha dichiarato alla Cnn Michael Rogers, presidente del Comitato di intelligence della Camera bassa del Congresso Usa. E il Wall Street Journal ha sostenuto che la Nsa ha smesso di monitorare i 35 leader mondiali, compresa Merkel, quando Obama è venuto a sapere delle intercettazioni: per 5 anni, allora, il presidente Usa è rimasto all’oscuro dell’attività illegale portata avanti dai suoi servizi segreti. «Gli Stati uniti sono governati da un apparato militar-industriale, mediatico e finanziario che lascia poco margine di manovra a Obama, che in questo modo diverge da Bush solo nello stile», ha dichiarato quest’estate il presidente venezuelano Nicolas Maduro. Col pretesto della «lotta al terrorismo», il petrolio e l’economia venezuelana, come quella brasiliana erano nel mirino della Nsa, i cui programmi sono serviti anche all’intelligence britannica o canadese, per lo stesso scopo. Intanto Obama ha annunciato nuove norme per l’intelligence, ma ha confermato la fiducia al direttore della Nsa, il generale Keith B. Alexander, al centro del Datagate, che lo ha scagionato dall’accusa di essere al corrente e di avere autorizzato il permanere dello spionaggio a Merkel.