Un archivio-catalogo on line della giovane produzione artistica sarda – banca dati in costante aggiornamento – destinato a ogni pubblico: istituzioni, critici e galleristi, stampa, artisti e persone comuni. È questo Space9 (www.space9.it), una piattaforma democratica e senza scopo di lucro, un sito di servizio per la promozione dell’arte attuale.

Realizzato dai curatori Sonia Borsato e Giovanni Follesa con il sostegno della Fondazione di Sardegna, il sito Space9 ipotizza periodiche esposizioni in varie sedi istituzionali: la prima è a Cagliari e presenta presso la Fondazione Bartoli Felter (fino al 26 gennaio) la produzione fotografica di autori nati a partire dal 1980. La collettiva, ben allestita e godibile, vede accanto autori già affermati alcuni agli esordi, ma a colpire è l’armonia d’insieme: l’equilibrio dei pesi (b/n-colore; ritratti/paesaggi; architettura/corpo umano) che i curatori hanno ottenuto. In Space9 si respira la consapevolezza di provare a costruire una comunità aperta, ancorché in parte virtuale, che fa riferimento alla Sardegna come luogo di appartenenza quando non di lavoro: vari autori operano all’estero o sulla penisola.

L’ISOLA È INSIEME limite e baricentro, e la contemporaneità dei linguaggi utilizzati disegna una Sardegna antiretorica e calata nell’oggi, eppure ancora aliena, per certi aspetti. Richiesti delle ragioni di Space9, i curatori raccontano della necessità iniziale di creare un data base personale sulla produzione d’arte contemporanea di territorio, e quindi di avere realizzato che l’aprire a tutti l’accesso a questi dati avrebbe costituito un’opportunità professionale per gli autori censiti. Così è nata l’idea del web e del periodico ricambio.
Tra i fotografi esposti alcuni si distinguono per ricerca espressiva: Chiara Coppola indaga, per sottrazione, le geometrie urbane; Stefano Ferrando, invece, con Spop esplora i borghi in via di spopolamento; Tiziano Demuro presenta il gesto e il corpo, e i loro rimandi esistenziali.

MERITANO UNA CITAZIONE a parte, per qualità artistica e tecnica, Fausto Urru e Luca Spano. Il primo, attivo a Parigi, opera con banco ottico e pellicola, poi fa una stampa a contatto al platino e palladio. Una tecnica desueta, pressoché estinta, che richiede attesa e genera sorpresa: i Ritratti di Urru sono caldi e profondi, velati, rinascimentali, ricchissimi di dettagli eppure lontani. Toccanti.

Luca Spano con One, progetto svolto tra il 2008 e il 2013 ci racconta la Sardegna dell’assenza quando si è lontani, e della vicinanza inquieta dei ritorni. Foto sbiancate e mentali, sono paesaggi reali ripercorsi come luoghi del sé.
Ekaf, volume autoprodotto nel 2015, appare come uno dei più graffianti libri d’artista italiani degli ultimi anni: un’isola tanto mitica quanto immaginaria, una mappa non vera ma verosimile, frutto di reinvenzione del dato cognitivo. Una serigrafia dell’autore, la mappa dell’isola, completa il volume, il cui motto è: prendi qualcosa che esiste e crea qualcosa che non esiste