«A Napule ‘o Teatro si fa Onest». Una volta tanto questo non è il solito slogan napoletano con l’inconfondibile ironico doppio senso. Insomma non è la formula ad effetto che spesso in una città come Napoli resta un espressione di superficie che nasconde una sostanziale impotenza culturale. Enuncia invece un progetto culturale dai precisi connotati politici. Nest è l’acronimo di Napoli Est Teatro e si riferisce a un nuovo spazio teatrale con programmazione stagionale situato a San Giovanni a Teduccio, un quartiere della periferia orientale di Napoli (forma insieme ai quartieri di Barra e Ponticelli la Sesta Municipalità) di circa 30 mila abitanti, in passato una delle roccaforti operaie delle zone industriali del capoluogo campano e sede di una delle più importanti sezioni del Partito Comunista del Meridione. E la palestra della ex scuola elementare Giotto-Monti di via Martirano, trasformata in un piccolo teatro di cento posti, è diventata in pochi anni (questa è la terza stagione) un avamposto della diffusione della cultura teatrale in quella vasta periferia napoletana che da anni (dopo il periodo d’oro del decentramento culturale) soffre di un napolicentrismo soffocante, di un isolamento culturale visibile e tangibile (la chiusura di spazi cinematografici, teatrali, musicali), un piccolo modello alternativo (almeno in questa regione) per la funzione civile e sociale che può svolgere la semplice offerta di teatro e last but not least per la formula dell’autofinanziamento e l’autogestione.

Il Nest, infatti, non ha contributi pubblici ma solo il sostegno privato di una quindicina di commercianti e imprenditori della periferia soprattutto sotto forma di servizi: chi offre pizze per la compagnia ospite, chi stanze d’albergo, fiori per gli addobbi, biglietti ai propri clienti, o qualche centinaia di euro. «Ci siamo incontrati nel 2007 sul palcoscenico della versione teatrale di Gomorra e non ci siamo più lasciati» dicono gli attori Francesco Di Leva, Giuseppe Miale Di Mauro, Giuseppe Gaudino, Adriano Pantaleo e Andrea Velotti, che hanno dato vita al Collettivo Nest promotore dell’iniziativa e gestore della struttura. E hanno allestito la terza stagione che si fregia della presenza nel cartellone di artisti come Servillo, Martone ed Emma Dante che hanno dato un’adesione politica e culturale al progetto.

La stagione si apre il 23 ottobre con I Virtuosi di San Martino (fuori abbonamento) con Rumors, concerto di cover di note canzoni dei Beatles, Pink Floyd, Zappa, Police, Ciampi, Rino Gaetano. Anche il secondo titolo è fuori abbonamento, Biglietti da camere separate, omaggio di Andrea Adriatico a Pier Vittorio Tondelli, partendo dal suo ultimo romanzo. In Una serata al Nest con Toni Servillo (ancora fuori cartellone), l’attore promette «sorprese e solidarietà» e l’incasso andrà in beneficenza. Primo spettacolo in abbonamento Il dono, che Blu Teatro ha tratto da Brevi interviste con uomini schifosi di David Foster Wallace.

Un altro universo inquieto è quello del canadese Michel Bouchard con Il sentiero dei passi pericolosi, spettacolo su tre fratelli votati a una tragica inconciliabilità. Cinema Paradiso evoca Tornatore e l’educazione sentimentale del piccolo Totò. Sono in abbonamento sia Emma Dante, Acquasanta, primo atto della sua Trilogia degli occhiali, che Mario Martone che rilegge Il sindaco del rione Sanità, uno dei capolavori di Eduardo.

Chiude il programma ad aprile una nuova versione di Giorni felici di Beckett proposta da Bus Theater. Completano la stagione a maggio i percorsi di danza contemporanea organizzati da Itinerarte e i corsi di formazione per tecnici teatrali dell’associazione Gioco, Immagine e Parola. E proprio come tecnico di teatro sarà impiegato in stagione Davide, ex detenuto del carcere di Airola; mentre altri compiti saranno assegnati a 12 ragazzi con la sindrome di Down. L’abbonamento costa 80 euro, 60 per gli under 25. La presentazione alla stampa del cartellone della nuova stagione si è conclusa con la proiezione di un video-messaggio: i cinque del Collettivo Nest in una piazza di spaccio alla periferia di Napoli al posto degli stupefacenti, offrono bustine con biglietti per il teatro.

Un esperimento importante questo del Nest che può indicare una nuova strada dell’offerta culturale nelle zone più degradate e abbandonate, che dimostra con i fatti che «si può fare», che l’auspicio di combattere la criminalità e la droga anche con le armi della cultura può diventare una pratica reale. Un’esperienza non episodica che dà un segnale concreto che si può, se non invertire, spezzare un rapporto di subordinazione tra la periferia e il centro, che i quartieri periferici possono camminare con le proprie gambe senza aspettare che le istituzioni cittadine elargiscano qualcosa e in particolare che si restituisce a un territorio dalla forte tradizione operaia il diritto ad accedere a costi contenuti al teatro di qualità grazie a una gestione virtuosa in controtendenza rispetto alla politica dei prezzi alti dei teatri napoletani privati e pubblici e ai budget sproporzionati del settore a cominciare dal Napoli Teatro Festival che nelle ultime gestioni non lascia i segni del grande festival europeo che vorrebbe essere.