La sera di sabato, 2 giugno, a San Calogero, vicino Rosarno, è stato assassinato Sacko Soumayla. Veniva dal Mali, aveva 29 anni e un regolare permesso di soggiorno. Lavorava nei campi della piana di Gioia Tauro dieci ore al giorno per pochi euro, era un sindacalista e si batteva per i diritti, contro lo sfruttamento dei braccianti e la schiavitù del caporalato. Viveva nella tendopoli di San Ferdinando, sorta dopo la rivolta dei ghetti di Rosarno, dove a gennaio scorso un incendio aveva tolto la vita una donna.

Sacko e due suoi compagni sabato sera erano andati in capannone abbandonato, in cerca di lamiere per ricostruire le baracche, renderle un poco più sicure. Da una panda bianca, a molti metri di distanza, un uomo ha esploso contro di loro quattro colpi di lupara. I due sono stati feriti, Sacko è stato colpito alla tempia. È morto poco dopo, lasciando una giovane moglie e figlia di cinque anni.

È una storia di sfruttamento, di razzismo, forse di mafia. È la dignità di un uomo e l’assenza di uno Stato di diritto. In queste ore, abbiamo riempito le nostre bacheche del suo volto, ci siamo commossi e indignati ripensando alla sua morte, e soprattutto alla sua vita. A tutto quello che qualcuno ha chiamato «pacchia».

Vi chiediamo qui, ora, un contributo di solidarietà, da inviare ai suoi compagni di lotta, anche solo per aiutare la moglie a venire in Italia e dare l’ultimo saluto al suo Sacko.

https://www.paypal.me/sinistraannozero