Il porto di Napoli è un’area denuclearizzata e i sottomarini nucleari non sono graditi. La decisione è stata presa dall’amministrazione de Magistris nel 2015 e ribadita la scorsa settimana al contrammiraglio Arturo Faraone, comandante della Capitaneria di porto.

La precisazione fa riferimento al passaggio in città lo scorso marzo del sottomarino Uss John Warner, impiegato nei bombardamenti in Siria tra venerdì e sabato. A Palazzo San Giacomo hanno scoperto del passaggio del mezzo militare attraverso una comunicazione ordinaria, tra tante altre, che però non è passata inosservata.

Il sindaco ieri ha reso pubblica la nota inviata a Faraone: «Ho letto l’ordinanza 17/2018 che lei ha emesso per le disposizioni di sicurezza. Nel 2015 è stata approvata, su mia iniziativa, la delibera 609 con la quale è stata dichiarata ’area denuclearizzata’ il porto di Napoli. L’atto pone in evidenza la volontà di interdire l’attracco e la sosta di qualsiasi natante a propulsione nucleare o che contenga armamenti nucleari. Esprime e riafferma il ruolo di Napoli ’Città di Pace’, rispettosa dei diritti fondamentali di ciascuno, convinta del disarmo e della cooperazione internazionale».

Termina con l’invito a Faraone a considerare in futuro «il non gradimento che navi di tale caratteristiche sostino o transitino nelle acque della città».

Leggendo l’ordinanza della Capitaneria, datata 16 marzo, si scopre che a causa del sottomarino Usa, il punto di fonda X4 (a 1,5 miglia a sud di Castel dell’Ovo) dalle 5 di mattina del 19 marzo alle 20 del giorno successivo è stato interdetto al transito di «navi e galleggianti di qualsiasi tonnellaggio nel raggio di 1.300 metri dall’unità navale».

De Magistris ha poi spiegato: «La Capitaneria di porto ha informato anche l’amministrazione comunale che c’è stata questa nave, la nota è stata inoltrata prima che ci fosse l’attacco statunitense. La delibera 609 ha una valenza istituzionale ma anche politica, spetta ad altre autorità tradurre in atti efficaci la nostra volontà politica e istituzionale».

La delibera del 2015 nacque su impulso del Comitato napoletano Pace e disarmo e dalla Rete Napoli No War, di cui fa parte padre Alex Zanotelli che commenta: «Negli Usa è vietato, per motivi di sicurezza, che navi e armamenti nucleari circolino negli attracchi civili. Perché si consente che accada qui? L’atto del comune resterà una pia richiesta se non si farà pressione sul governo che a sua volta deve intervenire sulla Nato, il cui comando per il Mediterraneo è dislocato proprio a Napoli. Non c’è mai stata un’esercitazione relativa al piano di evacuazione in caso di incidente nucleare. Intorno al golfo partenopeo insistono circa 4 milioni di persone, in caso di incidente sarebbe un disastro».

La Capitaneria ieri ha replicato: «Non è consentito l’ingresso in porto a unità a propulsione nucleare né con carico radioattivo – precisa Faraone – Questa autorità, a seguito della comunicazione da parte della Marina militare dell’arrivo in rada dell’Uss John Warner, ha esclusivamente disciplinato le attività relative alla navigazione come previsto dal piano del ministero della Difesa».

Insomma le proteste vanno indirizzate ai militari. Il sottomarino ha partecipato, tra il 2 e il 16 marzo, all’esercitazione della Nato Dynamic Manta 2018 al largo della Sicilia, con navi, sottomarini, aerei ed elicotteri militari di dieci nazioni, passando poi da Napoli. Il Mediterraneo era attraversato da mezzi armati ben prima del sospetto attacco chimico a Douma, del 7 aprile, pronti ad attivarsi.

In rete si trovano le immagini del John Warner che lancia i missili in Siria, in particolare un video dedicato al sommergibile in azione sul canale Youtube AiirSource military. Lo stesso Pentagono ha confermato che dal sommergibile sono partiti sei Tomahawk. «Questi mezzi militari non sono graditi – ha ribadito de Magistris – Possono produrre effetti straordinariamente gravi in caso di incidente. Abbiamo il dovere e il diritto di esprimere il non gradimento per questi transiti».

La Nato fa sapere che esiste un protocollo d’intesa con l’Italia che permette a unità dell’Alleanza di stazionare in zone dedicate per operazioni di manutenzione o rifornimento e non è necessario richiedere autorizzazioni particolari. Si fa rilevare poi che il sottomarino non è mai entrato nel porto, nonostante Napoli sia la sede della VI Flotta della Marina statunitense, fingendo di non vedere il pericolo rappresentato da un mezzo nucleare a poche miglia da Castel dell’Ovo.

La protesta dunque arriva fino al governo e a quegli affari correnti che creano nebbia intorno alle decisioni «militari» di Roma. «Spero che Gentiloni domani alle Camere chiarisca – il commento del leader dek 5S Di Maio – Non è chiaro se quel sottomarino abbia partecipato all’attacco in Siria».