Lo sgombero dell’Asilo occupato nel quartiere Aurora ha aperto uno squarcio sui conflitti sociali di Torino, a lungo assorbiti dalla decennale vicenda dell’alta velocità in val Susa. Venerdì mattina in blitz militare, su ordine della magistratura, ha chiuso la storia di un centro sociale anarchico iniziata nel 1995, l’Asilo di via Alessandria nel quartiere Aurora. Porzione di città un tempo punteggiata da fabbriche e officine meccaniche, oggi impoverito e rabbioso. L’Asilo qui bloccava sfratti con picchetti molto duri e organizzati: pochi concerti, pochi dibattiti, chiusura verso altri contesti sociali. Le maggiori relazioni erano con il mondo Notav, sempre nelle azioni più dure, e con la rete di solidarietà pro migranti che si muove lungo il confine con la Francia.
Lo sgombero ha generato un reazione violenta sabato pomeriggio: un autobus assaltato, cassonetti incendiati, qualche vetrina rotta, e sopratutto scritte minacciose rivolte alla sindaca di Torino, Chiara Appendino, a cui è stata assegnata una scorta. Undici gli arrestati, con accuse di devastazione e saccheggio, violenza e resistenza.

Ma, come ha sottolineato il questore Francesco Messina – che per gli arrestati ha parlato di «prigionieri» – quello che ha stupito maggiormente è stata la portata del corteo, numericamente ben al di là delle forze degli anarchici. Sintomo che una parte non indifferente della città solidarizza con quel mondo.

In un comunicato, gli Studenti Indipendenti di Torino, organizzazione universitaria di sinistra lontana dagli ambienti anarchici, scrivono: «La presenza nella giornata di sabato era obbligatoria. Lo era perché crediamo nel valore sociale, contro-culturale e alternativo degli spazi occupati in città. A sgomberi, denunce e violenze contro chi intraprende percorsi anti-razzisti e contrari a una riqualificazione “decorosa” dei quartieri in cui poveri e migranti sono espulsi, contrapponiamo la nostra solidarietà attiva, la messa in discussione quotidiana di una realtà che calpesta le e gli ultimi e la costruzione collettiva di una società inclusiva, libera e solidale».

La sindaca, ha ieri accusato il corteo di sabato di aver «sporcato l’antifascismo, l’antirazzismo e la lotta Notav»: affermazione questa che creerà un problema con la val Susa, perché tra gli arrestati, ma non per gli scontri di sabato, c’è uno dei quattro che furono accusati di terrorismo e difesi con forza dal movimento: accusa poi caduta in sede processuale. E in generale, il mondo Notav, non gradisce le distinzioni tra buoni e cattivi.

Chiara Appendino ha poi assicurato che lo stabile sgomberato non sarà venduto ai privati. Il capogruppo del Pd, Stefano Lo Russo, ha domandato polemicamente se la linea dell’amministrazione sia quella dura della sindaca, o quella del vice, Guido Montanari, che nelle tre maggiori occupazione cittadine – Askatasuna, Gabrio e Cavallerizza – vede un valore sociale. La sindaca ha chiarito che non sono previste ulteriori operazioni.