Il bolognese Andrea Laino si è innamorato del blues durante un viaggio a New York. Ci era andato per ascoltare un tributo a John Zorn ed è ritornato posseduto dalla musica del diavolo. Il suo universo sonoro è così caratterizzato da ballate dark e colpi di plettro assassini. Minimal blues. La formazione è essenziale con il leader a voce e chitarre, Gaetano Alfonsi alla batteria e il grande jazzista irregolare Mauro Ottolini al sousaphone. Ottime le trasfigurazioni elettriche e vocali sulle scansioni New Orleans in Can’t Wake Myself Up, la furia quasi punk di Fate of a Gambler e la ciondolante The Dust I Own con le conchiglie soffiate da Ottolini in bella evidenza. Solo due cover inserite nel suo nuovo disco (Bo Weavil e Pay Day di John Mississippi Hurt), tutto il resto è materiale originale dove Andrea Laino dimostra idee chiare e una vena compositiva fresca. La musica funziona decisamente bene e fa immaginare asfalti bagnati, lampioni, giocatori d’azzardo e molte sigarette.