I social network in Egitto saranno di nuovo sotto stretto controllo. Lo ha assicurato il ministro dell’Interno Mohammed Ibrahim, aggiungendo che si tratta di misure anti-terrorismo. Il generale Hany Abdellatif ha ammesso che gli account Facebook e Twitter dei cittadini egiziani sono costantemente monitorati.

E così, il leader del partito Dostur di Alessandria, Safwan Mohamed è stato arrestato solo per aver postato sulla sua bacheca Facebook: «No ai processi militari». Anche Amnesty International ha espresso preoccupazione per le intenzioni delle autorità egiziane di procedere ad un’«indiscriminata sorveglianza dei social media».

Ma la scure del rinato autoritarismo egiziano si abbatte anche sulla satira politica. A pagarne le spese è il più noto comico televisivo del Medio Oriente, Bassem Youssef. Il suo seguitissimo programma (per assistere allo show venivano formati gruppi di ascolto in tutto il paese negli ultimi mesi) non sarà più trasmesso dalla rete privata Mbc. Sebbene Youssef abbia affrontato già le critiche degli islamisti per la sua satira pungente, i Fratelli musulmani non avevano disposto la chiusura del programma.

In una conferenza stampa, l’autore de El Barnameg (il programma) si è dichiarato «stanco» di dover muoversi da un canale all’altro per andare in onda e dei rischi per l’incolumità per la sua famiglia. Come se non bastasse, i giornalisti di Al Jazeera, network vicino ai Fratelli musulmani, tra cui il giovane Abdullah El Shamy, in sciopero della fame e in condizioni critiche di salute, rischiano tra i 15 e i 45 anni di carcere per la diffusione di notizie false. Sono stati arrestati in seguito alla copertura assicurata dal canale del Qatar al sit-in di Rabaa, nell’estate scorsa.

Prima di lasciare il posto ad Abdel Fattah al Sisi, eletto con scarsa affluenza al voto (interpretato come segno di disaffezione dei cittadini egiziani all’estrema polarizzazione politica e al ritorno dell’autoritarismo), il presidente uscente, il costituzionalista Adly Mansur ha emanato vari decreti. Mansur, nominato capo della Corte costituzionale pochi giorni prima della deposizione di Morsi, per poi succedere al leader islamista, secondo quanto previsto dalla Costituzione, voluta dai Fratelli musulmani nel dicembre 2012, ha limitato ai soli sheykh, riconosciuti dalla massima autorità sunnita, la moschea di Al Azhar, il permesso di tenere sermoni nelle moschee. Ha poi aumentato del 5% la tassazione sui redditi e le aziende che fatturano oltre un milione di ghinee l’anno (più di 100mila euro).

Invece, in vista della cerimonia di insediamento, prevista per domenica a Qasr el Kobba, Sisi, personaggio mediatico, costruito dopo il colpo di stato del 2013, fervono i preparativi per le strade egiziane. Il nuovo raís ama farsi rappresentare come l’uomo della «stabilità».

Tuttavia, con la criticata discesa in campo, la sua popolarità sembra in calo dopo la scarsa partecipazione al voto del 26 maggio, mentre cresce il carisma dell’ex presidente in prigione Mohammed Morsi nel discorso politico di laici e islamisti. Non solo, altri dieci islamisti sono stati condannati a morte ieri dalla Corte di Shubra per aver bloccato l’autostrada del governatorato di Qaliubeya negli scontri seguenti al massacro di Rabaa.

Infine, il primo a congratularsi con Sisi dopo la sua elezione è stato il re saudita Abdullah che ha parlato di vittoria «storica». Il monarca ha aggiunto che Ryad ospiterà una conferenza di paesi donatori per sostenere l’economia egiziana.

Il via libera al corretto svolgimento delle elezioni è venuto anche dagli osservatori della Ue che hanno monitorato il voto. L’Ue ha chiesto alle autorità egiziane di emendare la controversa legge anti-proteste per permettere manifestazioni pacifiche. E Obama ha assicurato che gli Usa continueranno a favorire la transizione democratica in Egitto, assicurando che lavoreranno con Sisi pur ammettendo che le elezioni non sono abbastanza per la democrazia.

Dure polemiche, infine, tra autorità egiziane e l’incaricato d’affari turco Pastor per le critiche mosse da Ankara alle «confuse» operazioni elettorali egiziane.