In pochi, pochissimi un paio di mesi fa si sarebbero aspettati una nazionale di basket in grado di giocare per un posto nelle ultime quattro del torneo olimpico di Tokyo. Eppure nello spazio di poche settimane una squadra giovane, che tanti addetti ai lavori consideravano ben al di sotto dell’eccellenza cestistica mondiale, ha prima guadagnato la qualificazione ai Giochi – da cui mancavamo da 17 anni – battendo a domicilio una favoritissima Serbia, e poi superato il girone con due vittorie e una sconfitta di misura contro l’Australia.
Tanti meriti vanno ascritti alla sapiente guida tecnica di Meo Sacchetti, uno degli eroi del trionfo Europeo di Nantes nel 1983 e dell’argento olimpico a Mosca nel 1980. Nel match decisivo per il passaggio ai quarti, contro la Nigeria, il buon Meo ha compreso che non era proprio giornata al tiro da fuori – a dir poco deficitario – e nell’ultimo quarto ha schierato un rocciosissimo quintetto difensivo, finendo per mandare in tilt il quintetto africano.

NELLA SERATA giapponese di oggi – per noi le 10.20 del mattino – l’asticella si alzerà ancor di più, visto che l’avversario è la Francia reduce dal percorso netto nel girone e soprattutto da una storica affermazione contro la nazionale statunitense, per la verità lontanissima parente di qualsiasi squadra etichettabile a torto o a ragione con la definizione di Dream Team. Arrivati a Tokyo non esattamente al suono delle fanfare, i transalpini contano su un quintetto molto solido ed esperto e una panchina profonda. In attacco possono fare tanto male Evan Fournier (28 punti agli Usa) e Nando De Colo, ma ancora più determinante è la ferocia difensiva di Nicolas Batum e soprattutto di Rudy Gobert. Questi ultimi sono due stelle dei professionisti americani dell’NBA, con Gobert che è stato addirittura premiato come miglior difensore dell’anno per ben tre stagioni, compresa l’ultima. Sotto canestro, dove la nostra nazionale ha dimostrato di essere un po’ «leggerina», ci sarà da soffrire, cercando di evitare il più possibile le devastanti stoppate del mastodontico centro degli Utah Jazz.

L’ITALIA RISPONDE con l’esplosività di Nico Mannion, Simone Fontecchio e Stefano Tonut (i migliori finora), sostenuta dalle capacità del play maker Alessandro Pajola di arginare il gioco avversario e dettare i ritmi delle azioni offensive azzurre. Serve però un contributo massiccio dei veterani, il capitano Niccolò Melli (bene solo con la Nigeria e nei minuti finali con la Germania) e Danilo Gallinari (frenato da problemi fisici). Proprio il «Gallo», ormai in pianta stabile nell’NBA, potrebbe invertire il pronostico che vede i cugini d’oltralpe favoriti per il passaggio in semifinale. È reduce da play off giocati da protagonista con i suoi Atlanta Hawks, portati a sorpresa a un passo dalla finale per il titolo.

COMUNQUE VADA il mondo della palla a spicchi esce ringalluzzito dopo anni di magre a mondiali ed europei e dolorose assenze olimpiche (nonostante l’ultima partecipazione ai Giochi, nel 2004, si fosse chiusa con un fantastico argento). Il ricambio generazionale c’è e non fa rimpiangere i vari Belinelli e Datome, che sono rimasti direttamente a casa. Un ulteriore banco di prova della crescita dei ragazzi allenati da Sacchetti sarà il campionato europeo in programma a settembre. Ma intanto «godiamoci» il sogno olimpico, finché dura. A proposito, se l’Italia dovesse passare il turno si troverebbe ad affrontare la vincente del match tra Germania e Slovenia, con i balcanici, campioni d’Europa in carica, dati da molti addirrittura come possibili nuovi «occupanti» del trono d’Olimpia.
D’altronde quando nel tuo quintetto c’è un fenomeno che risponde al nome di Luka Doncic (48 punti all’esordio nel torneo…) tutto è possibile, anche che la piccola Slovenia spazzi via i grandi Stati Uniti.