Giuseppe Conte sale al Quirinale, il «contratto di governo» tra Lega e M5S pare concretizzarsi una volta per tutte e uno spettro si aggira nel dibattito pubblico: è quello del «grillino di sinistra». O meglio, dell’«elettore di sinistra che ha votato 5 Stelle».

Girano cifre e mappe politiche. Si sventola il milione e passa di elettori in fuga dal Pd che si sono rifugiati nel M5S. Si ricordano le campagne storiche della sinistra radicale di cui i grillini si sono appropriati. Tornano alla mente i personaggi (a cominciare dal premio Nobel Dario Fo) che hanno avuto un innamoramento per Beppe Grillo e che hanno trainato pezzi di opinione pubblica senza sapere che tutto ciò avrebbe condotto all’esito del governo con la Lega.

L’Istituto Cattaneo, analizzando il testo che sigilla l’accordo tra leghisti e grillini, stabilisce che seppure non ci troviamo davanti al governo «più a destra della storia della repubblica» (come ha detto a questo giornale un altro che da sinistra ha collaborato coi grillini, il sociologo Domenico De Masi), comunque la sintesi programmatica giallo-verde mescola senza imbarazzo misure sociali e soluzioni autoritarie. Il che, per il fantomatico, «elettore di sinistra» non dovrebbe essere proprio rassicurante. Nei giorni che hanno preceduto l’incarico a Conte, diversi pilastri identitari del Movimento 5 Stelle che guarda a sinistra hanno subito duri colpi. Una sonora bocciatura è arrivata dal Forum Italiano dei movimenti per l’acqua. Il cartello ha raccolto il testimone delle lotte che portarono alla vittoria del referendum per l’acqua pubblica del 2011, una di quelle battaglie che hanno finito per costruire la fortuna elettorale dei grillini. Oggi contesta che la costituzione di società a partecipazione pubblica individuata dai grillo-leghisti per la gestione dell’acqua sia una soluzione credibile. Anzi, la proposta rivelerebbe, dicono, la «totale assenza di contenuti».

Gli attivisti ricordano anche come «il concetto stesso di acqua bene comune sia parte di una concezione del mondo e della società basata su valori imprescindibili quali l’antifascismo, l’antirazzismo e la solidarietà. Valori difficili da trovare in un ‘contratto di governo’ in cui emerge con forza un tratto razzista e xenofobo». Sul fronte della lotta alle grandi opere, e alla Tav in particolare, c’è grande freddezza quando non aperta ostilità al nuovo governo. Allo stesso modo, i sostenitori del «reddito di cittadinanza» sono delusi da quello che è diventato un sussidio di due anni (sei mesi meno del Rei approvato dal governo Gentiloni). E che resta dell’eredità della lotta contro la riforma costituzionale di Renzi? L’altro giorno uno dei personaggi simbolo di quella campagna referendaria, il presidente emerito Gustavo Zagrebelsky, ha detto a Repubblica di essere preoccupato dalle riforme proposte da Lega e M5S, ha puntato il dito contro le politiche sulla sicurezza annunciate dalla nuova maggioranza, a partire dal trattamento dei migranti che violerebbero i diritti umani.
Erri De Luca è uno di quelli che qualche credito ai 5 Stelle in passato l’aveva dato. Ieri, ai microfoni di Radio1, ha confessato la sua delusione: «Hanno dimostrato di essere pronti ad allearsi con chiunque pur di andare al potere». Ma tutto ciò, ad incrociare i sondaggi e l’esperienza quotidiana nel mare magnum dei social network, pare non spostare una virgola nel senso comune. Un osservatorio privilegiato per capire come questi macigni argomentativi pesino poco nella coscienza degli elettori di sinistra del M5S è la redazione milanese di Radio Popolare, che sonda quotidianamente le passioni delle sinistre tramite i microfoni aperti coi suoi ascoltatori.

«Ci chiamano e dicono: ‘Ho votato Rifondazione e ora 5 stelle, non c’era alternativa’ – racconta il redattore Roberto Maggioni – Oppure: ‘Ho votato Pd, ma ha peggiorato le mie condizioni di vita’. E poi ti dicono persino che la sinistra ha pensato troppo agli stranieri mentre ora è arrivato il momento di ‘pensare anche agli italiani’. O ancora: ‘Sarebbe stato bello avere Potere al Popolo al 51% ma sappiamo che non era realistico». Insomma, conclude Maggioni, «Trovare un deluso, nella porzione di quelli che chiamano, è difficile. Al massimo ti dicono ‘aspettiamo e vediamo’».