Il sistema italiano dell’informazione è profondamente malato e – nonostante la moltiplicazione dell’offerta attraverso i nuovi media – presenta una qualità non sempre adeguata, limitato pluralismo e posizioni dominanti nel campo delle risorse finanziarie e tecnologiche.

Il settore editoriale è investito da una crisi drammatica e il calo pesante delle vendite, il trend negativo degli investimenti pubblicitari e la progressiva e drastica riduzione del sostegno pubblico ne rendono oltremodo difficile il risanamento e la riorganizzazione.

Particolarmente colpite sono le aziende dell’informazione di prossimità e di inchiesta, un ambito nel quale vi è una storia di particolare impegno delle testate realizzate in forma cooperativa da giornalisti, nonché di quelle gestite da associazioni e strutture non profit.

Più di 1000 posti di lavoro sono stati perduti e altri tremila sono in discussione e, con essi, anche la possibilità di far convivere chiavi interpretative plurime e diverse di quanto avviene nelle comunità locali. La vita economica, sociale e politica di tanta parte del territorio è tornata nell’ombra.
L’editoria e l’emittenza nazionale, in queste condizioni, rischiano una devastazione che può compromettere drammaticamente l’informazione, privandola di completezza e competenza.

Per contrastare questa situazione occorre predisporre, rapidamente, un progetto complessivo di ristrutturazione e di rilancio del settore editoriale nel quadro di un processo di ammodernamento tecnologico e multimediale dell’intero settore dell’informazione.

Occorre intervenire per evitare la scomparsa della informazione di prossimità e di inchiesta, delle esperienze libere, autogestite e non profit. Il sostegno all’editoria in Italia è stato istituito sin dall’inizio del secolo scorso, è previsto – in vario modo – negli altri paesi comunitari, interviene per correggere le discriminazioni del mercato pubblicitario, consente di fare informazione, a norma dell’art. 21 della Costituzione, anche a chi non è dotato di grandi capitali, è sollecitato dal Parlamento Europeo e da quelli nazionali, che più volte hanno ricordato che il mercato da solo non è in grado di garantire il pluralismo.

È un bene per il paese sostenere, come avviene in tutta l’Europa, la realizzazione di un moderno sistema dell’informazione libero, multimediale, pluralista e di qualità, rilanciare il settore editoriale e contribuire a ridare un futuro alle realtà dell’informazione locale, la cui scomparsa impoverirebbe il pluralismo, il controllo dei poteri decentrati e la democrazia.

Le cooperative, le associazioni, le fondazioni, le realtà non profit e la Fnsi, rivolgono un pressante appello al Governo ed al Parlamento affinché venga predisposto un tale progetto di riforma e, in particolare, si provveda a:

  1. Avviare un tavolo permanente di confronto con le strutture e gli operatori del settore per definire obbiettivi, strategie e soluzioni per una vera riforma dell’editoria nel quadro più generale della modernizzazione del sistema italiano dell’informazione.
  2. Accelerare la revisione della normativa dell’emittenza televisiva e radiofonica, la riforma della Rai, la ridefinizione del ruolo del «servizio pubblico».
  3. Provvedere con la prossima legge di stabilità – nelle more della realizzazione della riforma – a garantire le risorse adeguate agli strumenti di intervento che la legge già oggi prevede per l’editoria cooperativa, non profit, di idee e di testimonianza.