«A seguito della convalida del fermo dell’ambasciatore in Turkmenistan Daniele Bosio, disposta ieri sera dalle autorità filippine, il ministero degli Esteri lo ha sospeso dal servizio in ottemperanza alle disposizioni di legge». A meno di 36 ore dalla notizia del fermo del diplomatico italiano in una località turistica delle Filippine, dall’esotico nome di Laguna, la Farnesina sceglie la linea del rigore. Comunicato secco che ieri ha messo una pietra sulla bufera che ha coinvolto il titolare dell’ambasciata di Ashgabat (meta remota ma pur sempre ambasciata) con ipotesi di accusa gravissime in seguito alla denuncia delle attiviste di una Ong locale che lo hanno visto in compagnia di alcuni minori in un albergo. Avrebbe violato la legge a tutela dei minori del 1992 che colpisce dallo sfruttamento del lavoro minorile alle immagini di pornografia infantile.

La notizia arriva in Italia domenica mattina e la prima reazione è di prudenza e di fiducia nella «buona fede» del diplomatico. Poi, quando il fermo viene convalidato, il ministero lo sospende. L’ambasciatore, raggiunto al telefono da un giornalista del «Corriere», nega gli addebiti anche se scivola, forse nella concitazione della chiamata notturna, proprio sulla legge: «…di sicuro non ne conoscevo la severità», dice infelicemente la feluca. La questione ha comunque ancora molti particolari da chiarire e dunque la prudenza è bene conservarla. La ricostruzione degli eventi fa risalire la denuncia a due attiviste della Ong filippina Bahay Tuluyan che si occupa di tutela dei minori. Catherine Scerri racconta all’AdnKronos cosa ha fatto scattare nella sua testa e in quella della collega Lily Flordelis l’idea che Bosio non fosse esattamente – e come lui sostiene – un brav’uomo che offre a dei bimbi un giro di giostra. Insospettite per aver visto l’uomo con i bambini nel resort le due interrogano i minori: «Aveva offerto del denaro ai bambini», racconta Scerri. Bambini che dicono alle attiviste di «essere stati portati nel suo appartamento, dove aveva fatto la doccia insieme a loro». I minori sarebbero stati nudi. Le attiviste seguono la cosa per due giorni poi fanno scattare la denuncia.

Il tarantino Bosio (classe 1968) è in diplomazia dal 2010 al 2013, prima al commerciale e poi come vicario dell’ambasciatore. In quell’occasione conosce Mario Vattani, il console a Osaka travolto dallo scandalo della sua esibizione musicale a Casa Pound, che spende per lui buone parole: «E’ una persona molto seria, efficiente… non credo che sia un accalappia-bambini». Il Sol Levante non sembra esser stato una buona stella per nessuno dei due.